Nausea da WWW

Nausea da WWW

Qualcuno si lascia invogliare da supereve discinte o da rane verdastre, ma moltissimi altri reprimono a stento la loro insofferenza per l'invadenza del nuovo tecnologico
Qualcuno si lascia invogliare da supereve discinte o da rane verdastre, ma moltissimi altri reprimono a stento la loro insofferenza per l'invadenza del nuovo tecnologico

È possibile? Quanti usano Internet in Italia? Sento dire che un italiano su cento si collega alla rete tutti i giorni. 500.000 mila persone in tutto. Ok, ma gli altri? Le restanti decine di milioni di residenti della penisola è poi così improbabile che vengano colti dal mal di pancia da Internet, circondati come sono da pubblicità di siti web, motori di ricerca, provider per l’accesso alla rete di ogni tipo e misura? E ‘ così strano che escano leggermente nauseati dal sentirsi dire una cinquantina di volte al giorno che la loro vita perde di significato se non è costellata di poste elettroniche, wap, trading online; se non conoscono la new economy o il Nasdaq, se non hanno una opinione sulle licenze Umts o se, peggio ancora, ignorano la centralità nazionale di Renato Soru o il genio silenzioso di Elserino Piol?

Andiamo. Un po ‘ di misura in più non guasterebbe.

Qualche tempo fa una amica, stizzita, mi faceva notare che per avere informazioni su un raduno rock che si sarebbe svolto dopo qualche giorno (un grande evento in un grande spazio) non veniva riportato nei manifesti pubblicitari nemmeno un numero di telefono. Qualsiasi informazione era accessibile nel sito web allestito per l’occasione all’indirizzo www.etc.etc, ma di un numero verde per chi non avesse il computer sotto mano nemmeno l’ombra. Nessuno ci aveva pensato, oppure peggio, ci avevano pensato ma lo avevano bollato come “sorpassato”, “fuori moda”, “non in linea con il target della manifestazione”.

Ho controllato in questi giorni: accade proprio così, in almeno la metà delle pagine pubblicitarie dedicate ai concerti dell’estate il numero di telefono è scomparso sostituito da un più trendy indirizzo web. Eppure l’Italia è la patria dei telefonini.

Non è possibile nemmeno scambiare questi atteggiamenti con iniziative di pubblicità progresso. Non lo sono. Non aiutano più di tanto lo sviluppo di Internet in Italia, causando invece nausee da WWW in larghi strati della popolazione. Per qualcuno che si lascia invogliare da supereve discinte che si propongono come novelli Virgilio per la navigazione sul web o da rane verdastre che ci consigliano di saltare finalmente online, moltissimi altri reprimono a stento la loro insofferenza per l’invadenza del nuovo tecnologico, così insopportabile nel comunicare a tutti la sua totale diversità rispetto a quanto abbiamo sino ad oggi conosciuto, apprezzato e utilizzato. Quasi che la divisione scavata dalla tecnologia sia un valore anziché un limite, un vanto invece che una vergogna.

E tuttavia questo accade, prevedibilmente, proprio in virtù della poca conoscenza di Internet che ci circonda. La delicata generazione di passaggio fra quanti sono nati (professionalmente) prima di Internet e quelli che approderanno al mondo del lavoro “dopo internet” (e sarà, a giudicare dalla situazione italiana, una situazione intermedia molto lunga) è destinata a compiere molti errori di valutazione analoghi a questo, piccolissimo, della sostituzione del numero verde con l’indirizzo web.

L’eterno dubbio su quale sia la cifra opportuna da destinare alla pubblicità ha scatenato piu di una discussione oltreoceano. Moltissime start up statunitensi, nella feroce lotta per un posto al sole, hanno speso in messaggi promozionali su giornali e TV grosse fette dei loro introiti.

Il sito web computer.com, inaugurato ad inizio anno, ha per esempio destinato più di tre milioni di dollari dei cinque raccolti dai finanziatori ad uno spot di 30 secondi durante il Superbowl e i responsabili della compagnia hanno poi dichiarato di essere stati molto soddisfatti dei risultati dell’investimento. Evidentemente da noi si stanno facendo scelte di campo analoghe.

Il risultato di queste strategie è la sovraesposizione del WWW che è davanti ai nostri occhi tutti i giorni.

Che non sia tutto oro quello che luccica in pubblicità, lo abbiamo imparato abbondantemente, tuttavia, a quanti siano un poco navigati delle cose di Internet, la beatificazione mediatica della Internet mania attualmente in corso, non può non richiamare alla mente i tempi in cui Video on Line, piccola compagnia senza incassi del paese meno collegato del mondo occidentale, comprava intere pagine a pagamento su Wired proponendosi come la porta mondiale all’accesso alla rete.

Ci stropicciavamo increduli gli occhi allora esattamente come ci accade oggi mentre osserviamo il bellissimo spot in bianco e nero di Tiscali alla TV tedesca.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
30 giu 2000
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