A lanciare l’allarme era stato un consulente nominato dalla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, Frank La Rue, in uno specifico documento presentato alla metà dello scorso maggio. Le misure adottate da paesi come la Francia e il Regno Unito per la tutela online del copyright, sulla base dell’analisi dello Special Rapporteur, costituirebbero una preoccupante violazione di certi diritti fondamentali dei cittadini della rete .
Nel mirino del Report of the Special Rapporteur on the promotion and protection of the right to freedom of opinion and expression – il cui testo è stato ora consegnato al Consiglio delle Nazioni Unite – sono dunque finite le nuove politiche di disconnessione varate dai governi di Parigi e Londra, basate sui dettami della dottrina Sarkozy e sull’ormai noto regime dei cosiddetti three strikes .
Previsioni di legge come quelle proposte dal Digital Economy Act britannico sarebbero dunque andate ben al di là del semplice blocco e del filtraggio dei singoli contenuti del web. Quali che siano le motivazioni di base, la sospensione temporanea di una connessione rappresenterebbe una violazione dell’articolo 19 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici .
La Rue ha dunque suggerito di abrogare le attuali misure legislative a favore del copyright, per adottare invece testi che risultino più attenti ai diritti civili e politici degli utenti . In altre parole, misure come quelle introdotte in Francia con HADOPI non dovrebbero pensare solo ed esclusivamente agli interessi dell’industria del diritto d’autore. L’accesso ad Internet rappresenterebbe un diritto inalienabile e soprattutto preminente sullo sfruttamento economico delle opere coperte da copyright .
Mauro Vecchio