Il sistema di behavioral advertising proposto da NebuAd fa acqua: il CEO e fondatore dell’azienda abbandona la nave, c’è chi mormora che l’azienda stia meditando di prendersi una pausa di riflessione.
NebuAd, al pari del corrispettivo britannico Phorm , prevedeva di incunearsi tra ISP e inserzionisti: dosando sapientemente tecnologie di deep packet inspection e insidiose formulazioni dei termini di adesione per l’utente finale, l’azienda proponeva di realizzare il sogno proibito dei pubblicitari tracciando i comportamenti online dei netizen e dando la possibilità di scodellare spot personalizzati per ciascuno di loro. Gli ISP, il presupposto per il funzionamento del sistema, avevano dimostrato il proprio entusiasmo avviando sperimentazioni.
Ora Bob Dykes, cofondatore e CEO dell’azienda, abbandona l’incarico . Ad aver lasciato l’azienda prima di lui è stato un manipolo di dipendenti , destituiti nel mese di agosto.
Ad essersi allontanati da NebuAd non sono solo dirigenza e forza lavoro: anche i provider stanno progressivamente chiudendo le sperimentazioni avviate nei mesi scorsi. Pare non intendano prendersi la responsabilità di fare il lavoro sporco, ora che l’azienda è nel mirino del Congresso .
“Non abbiamo alcun aggiornamento specifico da fornire in questo momento” ha annunciato un portavoce dell’azienda nei giorni scorsi. Dichiarazioni che hanno spinto il Washington Post a prospettare una virata nel modello di business di NebuAd. Il sistema di advertising dell’azienda potrebbe estendersi verso quelli che Kira Makagon, presidente che ricoprirà l’incarico di CEO rimasto vacante, ha definito “canali più tradizionali”. ( G.B. )