“I cittadini europei richiedono tecnologie e opzioni digitali, ma i governi e l’industria non soddisfano questa richiesta. L’attaccamento a mentalità politiche e a modelli imprenditoriali del XX secolo danneggia l’economia europea. È davvero un peccato”. Così il vicepresidente della Commissione Europea Neelie Kroes, in una conferenza stampa tenutasi a Bruxelles sulla scheda di valutazione annua dell’Agenda Digitale.
Una visione in chiaroscuro della crescita economica europea, innanzitutto sostenuta da una sempre crescente domanda digitale da parte di cittadini, imprese e professionisti . “Ma questo potenziale è compromesso da carenze a livello di accesso a Internet veloce, di contenuti online, di ricerca e di competenze”, si può leggere nel comunicato diramato dalla Commissione a margine della conferenza.
Tra le stime più incoraggianti, l’intero settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) offre attualmente un totale di 8 milioni di posti di lavoro, contando per il 6 per cento del PIL europeo . Merito, tra gli altri fattori, di una banda larga presente “quasi ovunque in Europa. Il 95 per cento dei cittadini europei dispone di una connessione fissa a banda larga”.
Sia utenti che imprese stanno rapidamente passando alle connessioni in mobilità, con un tasso d’adozione cresciuto del 62 per cento, con 217 milioni di abbonamenti alla banda larga mobile. 15 milioni di cittadini si sono poi collegati per la prima volta nel 2011, mentre il 68 per cento degli utenti frequenta Internet con assoluta regolarità . Per la prima volta, una maggioranza di cittadini “economicamente svantaggiati” ha utilizzato la Rete.
Cosa c’è allora che non va, quali i fattori problematici ? Nell’Agenda Digitale, il vero problema sembra legato alle competenze dei cittadini europei in materie informatiche e di telecomunicazioni. Secondo le stime offerte da Kroes, il 43 per cento della popolazione possiede “competenze digitali di livello medio o elevato” . Ovvero per utilizzare Internet per telefonare o creare una pagina web.
Ma “circa la metà della forza lavoro non ritiene sufficienti le proprie competenze in fatto di computer e di Internet, nell’attuale mercato del lavoro”, ha aggiunto Kroes. “Quasi il 25 per cento non ha competenze in materia di TIC. Questi problemi rendono difficile soddisfare le offerte di lavoro nel settore delle TIC, che saranno dell’ordine di 700mila entro l’anno 2015”.
Non è l’unico problema evidenziato dalla Commissione Europea. Gli acquisti online rappresentano ancora un’attività nazionale, ovvero basati su siti non esteri. Lo sfruttamento del commercio elettronico da parte delle PMI non è progredito, così come le telco continuano imperterrite ad addebitare ai loro clienti tariffe di roaming eccessive . Nonostante gli sforzi compiuti dall’Europa per abbassare i massimali tariffari.
Mauro Vecchio