Washington – Dopo dodici anni di dibattito potrebbe presto entrare in vigore la legge contro le discriminazioni genetiche negli Stati Uniti. Se approvata, GINA – questo l’acronimo del nuovo act – renderà illegale lo screening delle informazioni genetiche relative ad un individuo.
Non è cosa da poco: l’informazione sul profilo genetico degli individui oggi viene utilizzata nei modi più diversi in molti contesti e spesso si traduce in rifiuti di assunzione o in costi maggiorati per l’assistenza medica. La notizia ha già creato polemiche, molti i blogger favorevoli, alcuni dei quali citano anche il recentissimo “no” di Papa Benedetto XVI a questo genere di discriminazione.
Introdotta al Congresso il 16 gennaio, GINA sta rapidamente superando l’esame nelle commissioni della Camera e dovrebbe essere discussa in aula nel giro di poche settimane. Se approvata, sarà la prima legge a rendere illegale l’acquisizione di dossier medici sui dipendenti contenenti informazioni genetiche. Ma non solo: servirà anche ad impedire alle compagnie assicurative di negare copertura o di maggiorare i prezzi per le persone geneticamente predisposte a contrarre certi tipi di patologia.
Un passo avanti, secondo i democratici americani e secondo il Vaticano: in un discorso alla Pontificia Accademia per la Vita, il Pontefice ha ribadito il rifiuto verso l’ingegneria genetica e quelle discipline che sono ree di “permettere alla gente di scegliere i propri figli attraverso la scansione preventiva di eventuali difetti. Il diritto alla vita” – ha dichiarato Papa Ratzinger – “è sotto attacco in diversi paesi del mondo: in molti di essi è crescente l’interesse verso le biotecnologie che portano all’ossessione dei bambini perfetti”. Uno scenario alla Gattaca , insomma, non sembra piacere a nessuno.
Molti i blogger che appoggiano la legge: il suo cammino al Congresso viene commentato da più parti ed in linea di massima prevalgono i consensi. “Questo è un buon momento per ricordare ai datori di lavoro che i motivi dell’assunzione dovrebbero essere basati solo su ragioni di business, e non sulla razza, sul colore, sul sesso o sugli orientamenti sessuali, sulla religione e sulla famiglia. Questa legge rinforza l’idea di giudicare qualcuno esclusivamente in base alla sua abilità di svolgere un determinato compito” – scrive tra gli altri l’avvocato Peter Mullison nel suo blog
Vincenzo Gentile