Mozilla aveva definito le automobili moderne “un incubo per la privacy“. Secondo un giudice di Seattle, che ha respinto le richieste di class action presentata da alcuni cittadini dello Stato di Washington contro cinque case automobilistiche, la raccolta dei dati non rappresenta invece una violazione della privacy.
Le automobili possono leggere i messaggi
Mozilla aveva scoperto che nessuna delle 25 case automobilistiche garantiscono la privacy dei proprietari e dei passeggeri. I sistemi di infotainment raccolgono numerosi dati personali che possono essere condivisi e venduti a terze parti. In molti casi, l’utente non ha più il controllo dei dati.
Un gruppo di cittadini aveva presentato una denuncia contro Honda, Toyota, Volkswagen, General Motors e Ford per la violazione del Washington Privacy Act (WPA), chiedendo di avviare una class action. I proprietari delle automobili avevano dichiarato che i sistemi di infotainment registrano i messaggi e le cronologie delle chiamate attraverso gli smartphone collegati.
Il giudice ha respinto le cinque richieste di class action, in quanto non soddisfano i requisiti della legge. I proprietari non sono riusciti a fornire prove sufficienti perché è impossibile accedere ai dati registrati dai sistemi di infotainment (è consentito solo alle forze dell’ordine).
Al momento non risultano casi analoghi in Europa, dove è in vigore il GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati), sicuramente più severo rispetto alle leggi statunitensi. Durante il suo studio, Mozilla aveva rilevato che i numerosi sensori, fotocamere e microfoni presenti nei veicoli moderni possono raccogliere ogni tipo di dato personale, tra cui peso, razza e addirittura le attività sessuali.