Il confronto si era acceso quando il mercato dell’automazione domestica doveva ancora far emergere i suoi protagonisti, quando Nest non era che uno fra i tanti piccoli soggetti che tentava di farsi largo in uno scenario ancora tutto da delineare, contando sull’esperienza del designer di iPod Tony Fadell. Nest ora non ha più nulla da temere rispetto alle rivendicazioni di Honeywell in materia di brevetti: sotto l’ala di Alphabet, ha stipuluato un accordo con la concorrente.
Era il 2012 quando la storica azienda statunitense, da tempo operativa anche nell’ambito dell’automazione domestica, apriva un contenzioso contro la neonata Nest presso un tribunale del Minnesota: al centro dello scontro, sette brevetti di cui Nest avrebbe abusato, relativi tanto al design e alle interfacce quanto alle tecnologie, titoli che Honeywell descriveva come “il risultato di anni di ricerca e sviluppo”.
Nest aveva risposto alle accuse bollando la denuncia come frutto di una strategia commerciale volta a soffocare la concorrenza e aveva sollecitato le autorità a rimettere in discussione la validità dei brevetti che Honeywell impugnava contro l’azienda di Fadell.
Con il trascorrere degli anni, il quadro è sensibilmente mutato: all’inizio del 2014 Google ha acquisito Nest, trasformando l’ambiziosa startup in un tassello ben incastonato nella strategia aziendale della multiforme creatura che ora prende il nome di Alphabet.
L’ufficio brevetti statunitense non ha mai concluso l’analisi sulla validità dei titoli di Honeywell. Le due contendenti hanno trovato un punto di incontro, annunciando ora la fine delle ostilità: a chiudere il caso, un accordo di cross licensing “a lungo termine” per un numero di brevetti non definito ma capace di consolidare il patrimonio di tecnologie di ambo le parti e di “promuovere l’innovazione dei prodotti e la capacità di scelta del consumatore nel mercato dei prodotti per la smart home”.
Gaia Bottà