Gli smart display come Nest Hub (e il fratello maggiore Nest Hub Max) aggiungono una utile componente visiva al comparto sonoro degli smart speaker. Trattandosi però di dispositivi dal form factor paragonabile a quello di un tablet, non sempre è facile leggere o comprendere quanto mostrato se non ci si trova nelle vicinanze.
Ultrasound Sensing: ecolocalizzazione su Nest Hub
Un problema che riguarda soprattutto coloro affetti da una patologia all’apparato visivo o comunque con qualche difficoltà nel mettere a fuoco immagini e testi di piccole dimensioni da lontano. Google ha pensato a una soluzioni ingegnosa per porvi rimedio: sui Nest Hub fa il suo debutto in questi giorni una tecnologia chiamata Ultrasound Sensing il cui funzionamento è ispirato ai sistemi di ecolocalizzazione del regno animale. È ciò che permette ad esempio a pipistrelli e delfini di muoversi in modo agile nel loro habitat.
In sostanza, gli smart display emettono un segnale sonoro ad alta frequenza (non udibile dall’orecchio) e poi attraverso i microfoni integrati ne analizzano il ritorno. Così facendo viene creata una sorta di mappa dinamica dell’ambiente ed è possibile identificare quando una persona si muove al suo interno, calcolandone la distanza.
Di conseguenza, se qualcuno si trova vicino al device è possibile mostrare immagini e testi più piccoli, poiché sarà semplice vederli, mentre se l’utente è lontano sullo schermo possono essere visualizzati solo ed esclusivamente i dati essenziali, ma in un formato più grande.
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Anche questa è accessibilità. Per trovare il giusto layout per ogni distanza il team di Google ha passato in rassegna diversi assetti, variando di volta in volta parametri come l’altezza del testo, i livelli di contrasto e la densità delle informazioni, raccogliendo poi feedback ed eventualmente aggiustando il tiro.
Al momento la tecnologia funziona già con timer, tempi di percorrenza per raggiungere una destinazione (come dall’animazione qui sopra) e meteo. Entro le prossime settimane farà altrettanto con avvisi, promemoria e appuntamenti, mostrati in automatico non appena ci si avvicina allo schermo.
Qui sopra una rappresentazione grafica delle informazioni elaborate dal dispositivo sulla base del segnale ad alta frequenza emesso dagli speaker e poi catturato dai microfoni. Trattandosi di un impronta sonora a bassa risoluzione, Google specifica che è possibile identificare la presenza di una persona, ma non riconoscerla (per quello sarebbe necessario impiegare una fotocamera, assente sul Nest Hub più piccolo). Per questioni legate alla privacy immaginiamo che Ultrasound Sensing possa essere attivato o disattivato a piacimento dall’utente.