Piuttosto che chiudere definitivamente la questione con una pietra miliare destinata a dettare le regole di qui in poi, la riclassificazione degli ISP voluta per gli USA dalla Federal Communications Commission (FCC) in difesa della net neutrality minaccia di aprire una discussione ancora più virulenta e accesa di quella precedente. Peggio ancora, la classificazione come utility pubbliche (da “Titolo II”) rischia di trasformarsi in una vittoria di Pirro dalla durata piuttosto breve.
A innescare nuove polemiche in ambito net neutrality è nientemeno che Netflix, vale a dire una delle aziende che nel recente passato più hanno difeso il trattamento “equo” dei bit che passano per le infrastrutture telematiche: la società ha stretto una partnership con l’ISP australiano iiNet, garantendo ai clienti di quest’ultimo che lo streaming cinematografico non verrà contato tra i Gigabyte massimi offerti dai vari piani di broadband disponibili.
L’ipocrisia in questo caso è palese, oggettiva, visto che negli USA Netflix si è sempre espressa contro le “fast lane” e appunto la necessità di pagare provider e fornitori di connettività per avere accesso a trattamenti di favore rispetto alle altre tipologie di traffico telematico.
Caso australiano a parte, Netflix deve anche vedersela con i contraccolpi scaturiti dalle dichiarazioni di David Wells, Chief Financial Officer (CFO) della società che ha recentemente riferito di non essere molto contento dell’intervento iper-regolatorio di FCC nel dirimere una questione che si sarebbe dovuta risolvere altrimenti.
Insomma Netflix è o non è a difesa della net neutrality e di nuove regole per i provider Internet? L’azienda prova a chiudere le polemiche riportando l’ intervento completo di Wells , dichiarazioni che dovrebbero confermare il supporto della neutralità della rete da parte della corporation americana, una corporation che tra l’altro non teme di farsi nemici proponendo la diffusione in simultanea di un film indipendente sia nei cinema che online. L’offerta, almeno negli USA, è stata rifiutata .
E mentre Netflix scatena polemiche, dalla finlandese Nokia arrivano critiche nei confronti della net neutrality con una giustificazione a dir poco bizzarra : per il CEO Rajeev Suri, non tutti i pacchetti telematici sono trasmessi a uguali condizioni e quelli delle auto connesse e della IoT devono avere la precedenza. Per evitare incidenti e altri problemi alla salute umana, a quanto pare.
Dalla Finlandia agli USA, il partito repubblicano ha riproposto al Congresso l’ Internet Freedom Act per neutralizzare gli effetti della decisione a maggioranza della FCC. Prima firmataria della nuova legge è Marsha Blackburn, vale a dire la rappresentante che ha ricevuto più soldi di finanziamento dalle società di telefonia.
Alfonso Maruccia