Dopo l’approvazione (a maggioranza) da parte della Federal Communications Commission (FCC), le nuove regole per la net neutrality USA sono ora ufficialmente entrate in vigore dopo la pubblicazione nel Federal Register. Come previsto, l’industria delle telecomunicazioni non ha perso tempo facendo immediatamente causa alla FCC.
Protagonista del primo assalto legale alla net neutrality è ancora una volta USTelecom, organizzazione degli ISP statunitensi grandi e piccoli che già aveva tentato di “invalidare” le nuove regole prima ancora della loro pubblicazione nel registro federale. Le regole entreranno in vigore a 60 giorni dalla pubblicazione, e USTelecom aveva 10 giorni di tempo per fare causa alla FCC.
USTelecom ha quindi sguinzagliato gli avvocati e prevedibilmente le accuse presentate al giudice sono le stesse della causa precedente: FCC ha abusato del proprio potere agendo in maniera arbitraria, dicono gli ISP, violando in un sol colpo Costituzione, il Communications Act del 1934 e tutto quanto.
La causa di USTelecom sarà materia per il sistema giudiziario americano, ma ci sono altri soggetti che sono è attivati contro la net neutrality e minacciano di ucciderla nella culla: i congressisti repubblicani hanno formulato una proposta di legge anti-neutralità sotto forma di “resolution of disapproval”, un modo per costringere il Senato a pronunciarsi sulla questione in tempi brevi.
Il partito repubblicano ha la maggioranza in entrambe le camere del Congresso, ed è quindi più che plausibile un voto contrario alle nuove regole imposte a maggioranza dalla FCC. I festeggiamenti per la tanto discussa “vittoria” della net neutrality USA potrebbero quindi durare molto poco, e a poco servirebbero gli appelli delle organizzazioni che si battono a favore dei diritti digitali per opporsi all’iniziativa.
E mentre il sogno della net neutrality USA rischia di svanire nello spazio di un mattino, in Europa e in India monta la protesta per una neutralità che al momento non c’è: se i cittadini europei reagiscono alle proposte delle autorità per un compromesso al ribasso in favore delle esigenze commerciali degli operatori USA, in India gli utenti hanno contestato (con oltre 150mila email) le app di messaggistica privilegiate fornite dal provider Airtel.
Alfonso Maruccia