La regola del web 2.0 è di non essere mai soddisfatti dei buoni risultati raggiunti. Così è per Democracy Player , il “mitico” software che grazie ai suoi tool multimediali aveva stravolto il concetto di video-community. A distanza di poco più di un anno dal suo lancio e dal suo primo – e serio – aggiornamento ecco il colpo di scena: cambio di nome in Miro e leggera correzione di rotta.
Come riporta BoingBoing l’Internet TV player non solo ha un nuovo nome, ma nuove funzioni e, si augurano i suoi molti sostenitori, un grande futuro davanti a sé. La rinnovata piattaforma mette a disposizione una gran quantità di canali in video-podcasting – tutti liberamente fruibili – affidandosi al protocollo BitTorrent .
Miro è anche in grado di riprodurre ogni tipo di formato grazie all’utilizzo del player open VLC. E c’è chi sottolinea come se da un lato offra anche i video di YouTube, dall’altro si distingua come la risorsa online e offline più ricca di contenuti ad alta risoluzione. Insomma, la via open source e gratuita della nuova piattaforma Miro potrebbe rivelarsi una risposta adeguata alle esigenze emergenti dei broadcaster e dello user generated content. Dispone di licenza GPL, ed è potenzialmente accessibile a tutti.
La ciliegina sul Miro sta nel fatto che sia stato realizzato da una fondazione senza scopo di lucro chiamata Participatory Culture Foundation . Un’organizzazione che si agita anche dietro alla Broadcast Machine , che permette di pubblicare online un proprio canale video, e VideoBomb , una sorta di Digg versione video.
Dario d’Elia