Netcomm, Consorzio del Commercio Digitale Italiano, ha portato alla decima Commissione del Senato la posizione dei propri assistiti a proposito della necessaria apertura del mercato online dei farmaci. Secondo quanto indicato nell’audizione, infatti, l’Italia non risulta oggi allineata con gli altri Paesi europei e questo crea una distorsione che va a danno sia dei potenziali venditori che dei cittadini in cerca di farmaci di uso comune. Il Consorzio ha così portato in Commissione una proposta emendativa al Disegno di Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, enunciandone i principi al fine di spiegare le motivazioni alla base di questa iniziativa.
Il principio è chiaro: lo Stato eviti di tenere il commercio online artificiosamente fuori dal mercato dei medicinali da banco, poiché gli impedimenti disseminati sul percorso non fanno altro che gravare sui costi che ricadono sugli utenti. Più libertà significa più concorrenza e costi inferiori, a beneficio della popolazione e di attori e-commerce che vorrebbero poter agire esprimendo appieno le proprie potenzialità di vendita.
Farmaci da banco: ripensare la formula online
In particolare, Netcomm contesta tutta una serie di restrizioni che gravano sul mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione medica (o farmaci da banco), in particolare:
- sono ammessi alla vendita solo farmacie e parafarmacie, gestite da un soggetto autorizzato all’esercizio della professione;
- la farmacia o parafarmacia deve conseguire una autorizzazione speciale e deve essere registrata in un database gestito dal Ministero della Sanità, il quale conferisce l’uso del cosiddetto “logo comune”, riconoscibile in tutta l’Unione europea e che identifica ogni farmacia o parafarmacia che mette in vendita medicinali al pubblico a distanza;
- il farmacista deve assicurare il rispetto delle linee guida in materia di buona pratica di distribuzione, che pertanto non può essere delegata a soggetti terzi;
- la farmacia o la parafarmacia possono vendere solo attraverso un sito web “proprietario” ed è pertanto esclusa l’intermediazione da parte di soggetti terzi;
- il prezzo dei farmaci senza obbligo di prescrizione medica, venduti online, deve essere obbligatoriamente identico a quello praticato all’interno della farmacia.
Appare chiaro il fatto che, di fronte a restrizioni di questa caratura, il mercato vive un collo di bottiglia che rallenta la competitività sui prezzi con conseguenze deleterie soprattutto ai danni dell’utente finale. Così Roberto Liscia, Presidente Netcomm:
Negli ultimi decenni, il settore delle farmacie è stato oggetto di numerose riforme, tuttavia, si tratta di un ambito ancora parzialmente chiuso allo sviluppo del commercio digitale, malgrado le opportunità che sta portando per i cittadini, per le imprese, ma anche per il sistema stesso della salute. Questi ultimi due anni hanno posto in evidenza come l’accesso ai prodotti per la salute debba essere in Italia ancor più capillare, rapido e naturalmente sicuro, aiutando non solo i soggetti più fragili, ma l’intera popolazione. Riteniamo fondamentale l’intervento legislativo per la liberalizzazione della vendita di farmaci da banco online anche in Italia, al fine di aumentare la capillarità del servizio su tutto il territorio nazionale, consentendo ai venditori l’accesso a una più vasta platea di consumatori, e viceversa. Non solo, occorre considerare che la visibilità e i volumi elevati mobilitati attraverso i canali digitali possono consentire di ricavare informazioni utili ai fini della salute, normalmente irreperibili a causa dell’elevata frammentazione dei canali farmaceutici e parafarmaceutici.
Obiettivo del Consorzio è quello di ottenere una modifica dell’articolo 14 del disegno di legge in esame al fine di consentire a farmacie e parafarmacie di vendere i farmaci anche attraverso siti di intermediari e piattaforme per il commercio online, creando uno sportello digitale facilmente accessibile che aumenta la competitività tra gli attori di mercato. “In tal modo“, continua Netcomm nella propria disamina alla Commissione, “si potrebbero ridurre i costi di transazione, consentendo ai venditori l’accesso ad una più vasta platea di consumatori (e viceversa). Inoltre, la visibilità e i volumi elevati mobilitati attraverso gli intermediari digitali possono consentire di monitorare meglio i
comportamenti di consumo e, non da ultimo, di ricavare informazioni utili ai fini della salute, normalmente indisponibili a causa dell’elevata frammentazione dei canali farmaceutici e parafarmaceutici“.