Netflix, lag per i profitti?

Netflix, lag per i profitti?

Si fanno sentire gli investimenti per conquistare nuovi mercati ed i costi crescenti per i contenuti. Ma gli abbonati, e i paesi raggiunti dal servizio, continuano a crescere
Si fanno sentire gli investimenti per conquistare nuovi mercati ed i costi crescenti per i contenuti. Ma gli abbonati, e i paesi raggiunti dal servizio, continuano a crescere

Netflix Inc. ha annunciato i risultati finanziari per il suo terzo trimestre e per la prima volta fa segnare un crescita inferiore a quella degli anni precedenti .

Nel dettaglio il servizio di streaming ha presentato un fatturato da 1,74 miliardi di dollari con 0,07 dollari di guadagno per azione e 74 milioni di dollari di profitto, meno dei 110 milioni guadagnati lo stesso periodo dell’anno scorso: cifre che nelle ore successive all’annuncio hanno fatto crollare di dieci punti percentuali il suo titolo in borsa, che però ha poi avuto modo di recuperare chiudendo con un passivo di pochi punti percentuali. Tali numeri, d’altra parte, mancano solo di poco le previsioni degli analisti che si aspettavano 1,75 miliardi di dollari di fatturato e 0,08 dollari per azione .

La colpa è da rintracciare principalmente nel rallentamento, dovuto soprattutto a limiti strutturali, della crescita del numero dei suoi abbonati negli Stati Uniti: anche se il servizio ha raggiunto quota 69,17 milioni di abbonati, ottenendo nell’ultimo periodo più nuovi abbonati rispetto a quanti si aspettava globalmente, 2,74 milioni a livello internazionale, le sue aspettative sono rimaste deluse negli Stati Uniti, dove ha raccolto appena 880mila nuovi abbonati. D’altra parte quello domestico è il mercato in cui vanta la penetrazione maggiore ed ha subito negli ultimi mesi, secondo quanto riferisce Netflix, “ritardi legati al passaggio degli abbonamenti a carte di credito con chip e carte di debito”.

Bisogna inoltre considerare che i mercati in cui il servizio opera fuori dai confini a stelle e strisce sono ancora relativamente pochi, per cui è logico supporre che la base di utenti sarà ancora in espansione. A pesare sulla trimestrale del servizio di streaming video vi sono, d’altra parte, già ora proprio gli investimenti compiuti negli ultimi mesi per ingranare il processo di internazionalizzazione: da ultimo sta per concretizzarsi lo sbarco proprio in Italia, dove sarà disponibile dal 22 ottobre per la fruizione a mezzo set-top box e smart TV, Apple TV e Google Chromecast, tablet e smartphone, computer e console videoludiche.

Inoltre, a pesare sul fatturato e contribuire a generare margini inferiori vi è la scelta di Netflix di investire sempre di più in contenuti originali: una strategia adottata anche nel contesto italiano, anche questa destinata a far vedere i suoi risultati in un periodo più lungo.

Così, anche se negli ultimi anni le sue azioni sono state tra le prime per crescita (più 500 per cento negli ultimi cinque anni, più 100 per cento solo lo scorso anno), la frenata che ora registra il servizio di streaming non è altro che una conseguenza fisiologica del mercato e di scelte strategiche che devono ancora dare i loro frutti.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
15 ott 2015
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