L’espansione del business deve fare i conti anche con le categorie di utenti che non possono fruire appieno dei contenuti digitali. Se lo ricorderà Netflix, trascinata in tribunale dall’Associazione Nazionale dei Sordi (NDA) statunitense per non aver corredato di sottotitoli i filmati in streaming.
Nel procedimento legale trasmesso alla corte distrettuale del Massachusetts, l’ente a protezione delle persone sorde accusa la piattaforma di streaming e videonoleggio online di violare l’Americans with Disabilities Act ( ADA ) per il fatto non prevedere i sottotitoli su molte pellicole e show televisivi inclusi nella categoria “Watch Instantly”.
Secondo i ricorrenti, l’azione legale sarebbe l’ultimo capitolo di una serie di interventi effettuati via missive, blog, petizioni, tutti volti a ottenere la riformulazione del sistema di sottotitolaggio , considerando i milioni di statunitensi affetti da sordità o difficoltà uditive. Secondo NDA, Netflix, nonostante i reclami e le richieste, avrebbe modificato le impostazioni solo di una parte esigua dei titoli inclusi nel gruppo “Watch Instantly”.
Secondo i legali dell’accusa, i siti web sono “luoghi aperti al pubblico” e, come tali, sono soggetti all’ADA esattamente come gli ambienti di lavoro fisici. Un argomento che, secondo la casistica giuridica, si è dimostrato vincente quando, nel 2008, la Federazione Nazionale dei Ciechi ha vinto una causa da 6 milioni di dollari intentata contro Target Corporation . In quella circostanza, i giudici avevano ordinato al sito di reimpostare alcune parti di modo che la navigazione fosse più agevole per gli utenti non vedenti, soliti navigare in Rete attraverso software di conversione text to speech .
Si richiede , dunque, che tutti i luoghi di intrattenimento siano provvisti del “pieno e uguale grado di divertimento” per le persone affette da disabilità.
Cristina Sciannamblo