Il 2023 di Netflix porterà con sé non solo contenuti inediti e una potenzialmente clamorosa acquisizione, ma anche il debutto di metodi studiati per fermare il fenomeno delle password condivise. Non è certo una novità, se ne discute da mesi, ma oggi la redazione del Wall Street Journal fornisce alcuni chiarimenti in merito alle probabili modalità scelte dal gruppo per forzare il cambiamento, tentando al tempo stesso di evitare un esodo di abbonati verso alternative come Prime Video o Disney+. Un obiettivo di certo non semplice da centrare.
Netflix vuol monetizzare le password condivise
Ted Sarandos, CEO dell’azienda, è stato chiaro: in un recente intervento rivolto agli investitori ha dichiarato Non dobbiamo commettere errori, non penso che i clienti apprezzeranno il cambiamento, all’inizio
, a testimonianza di come l’azienda sia ben consapevole di una possibile cancellazione di massa o fuga verso la concorrenza. Sembra trascorsa un’eternità, invece era solo il marzo 2017 quando il profilo ufficiale Twitter condivideva questo post.
L’amore è condividere una password.
Love is sharing a password.
— Netflix (@netflix) March 10, 2017
Quanto impatta il fenomeno sulle casse della società? Non poco. La stima è che, oggi, oltre 100 milioni di spettatori siano collegati al servizio sfruttando account altrui, spesso riconducibili a familiari o amici. A conti fatti, circa mezzo miliardo di mancati introiti su base mensile, se tutti loro scegliessero di sottoscrivere il nuovo abbonamento economico sostenuto dalla pubblicità (a cui è stata però riservata un’accoglienza poco calorosa).
Ad oggi, la piattaforma conta 223 milioni di account paganti attivi a livello globale. Il valore di capitalizzazione del gruppo si attesta a 128 miliardi di dollari.
Dunque, quale potrebbe essere la novità introdotta? I test condotti finora hanno messo alla prova un sistema che prevede l’inserimento, da parte dei profili secondari ed entro un tempo massimo di 15 minuti, di un codice inviato all’intestatario.
Un’altra ipotesi valutata, secondo il WSJ, è quella che passa dalla richiesta di pagamento di una somma aggiuntiva per consentire la pratica. La cifra, stando a quanto trapelato, sarebbe di poco inferiore rispetto a quella del già citato abbonamento con pubblicità ovvero 6,99 dollari negli Stati Uniti e 5,49 euro in Italia. Ne sapremo di più a breve, quando l’azienda deciderà di forzare il cambiamento.
Proprio ieri abbiamo dedicato un articolo al perché condividere la password di un servizio come Netflix sia illegale. Lo ha ribadito l’Intellectual Property Office britannico.