Roma – Un sit-in virtuale, un vero e proprio netstrike è partito ieri contro le attività online indiane del colosso americano della chimica Dow Chemical. Organizzato da Greenpeace, il sit-in inizia a riscuotere un certo interesse in rete, sebbene mentre scriviamo il sito al centro della protesta rimanga ancora accessibile.
Secondo Greenpeace, che ha pubblicato qui tutti i dettagli dell’operazione, Dow Chemical sta cercando di scrollarsi di dosso le responsabilità per il clamoroso disastro di Bhopal, causato dagli impianti della società Union Carbide acquisita da Dow. Per farlo, Dow ha addirittura denunciato i sopravvissuti del disastro che hanno manifestato presso gli impianti della Union Carbide e ha chiesto loro 10mila dollari di danni.
L’idea di Greenpeace è quella di colpire il sito Bhopal.com fino a quando Dow non si rimangerà l’azione legale. La speranza della celebre associazione ambientalista è di riuscire a bloccare il sito.
Va detto che su quelle pagine Dow ha predisposto una serie di informazioni sulla vicenda e propone la propria posizione in merito, in cui sostanzialmente rigetta le accuse degli ambientalisti.
Andy Bichlbaum, responsabile Greenpeace, ha spiegato che l’azione continuerà “fino a quando Dow deciderà di assumersi le proprie responsabilità in Bhopal. Questa protesta continuerà fino a quando Dow non ritirerà la denuncia contro i sopravvissuti”.
Nella tragedia di Bhopal, dove nel 1984 vi furono gravissime perdite di gas tossico, Greenpeace stima vi siano stati 20mila morti oltre all’inquinamento delle falde acquifere e a danni alla salute delle popolazioni che vivono nella zona.