Sembra passato un secolo da quando Network Solutions, tra i nomi più noti nel campo della registrazione dei domini negli USA, spiegava senza battere ciglio che la sua attività non aveva proprio nulla del domain tasting , vale a dire della poco ortodossa usanza di registrare al volo un dominio per poi disdirlo nel giro di poche ore dopo averne valutato la bontà ai fini commerciali. Ora, il registar statunitense è schierato dalla parte opposta e, anzi, suggerisce a ICANN di darsi una mossa: bisogna imporre delle penali per chi si dedica a questa pratica.
Dopo essere stati additati come complici nell’ambito di una class action ancora in via di definizione, evidentemente il destino delle due entità sembra separarsi: Network Solution invita ICANN , l’ente USA che detiene il controllo sui domini, ad adottare la tassa fissa sui domini di 20 centesimi di dollaro (13 centesimi di euro), da richiedere a chiunque provveda a registrare un dominio e poi lo disdica entro i 5 giorni del grace period , la finestra in cui cioè è possibile applicare il diritto di recesso.
“Con l’introduzione di questa tassa non rimborsabile si dovrebbe debellare la malefica pratica del tasting – si legge in una nota diramata da Network Solutions – In alcuni casi, i nomi che sono stati disdetti vengono immediatamente riregistrati per altri cinque giorni, in uno schema che a volte si ripete all’infinito: queste pratiche sono illegali e permettono ai taster di trattenere, senza costi, milioni di domini che non sono così disponibili al pubblico per la registrazione”.
Secondo l’azienda USA, l’introduzione di questa tassa consentirebbe anche la cancellazione di un’altra piaga del processo di registrazione dei domini: il front-running , vale a dire la registrazione di un indirizzo a cui qualcuno è interessato al solo scopo di poterlo rivendere ad un prezzo maggiorato . Secondo Network Solution sarebbe una pratica messa in campo da malintenzionati che ottengono accesso illegale alle ricerche recenti effettuate dagli utenti sui servizi di ISP e registar.
Guarda caso , però, si tratta proprio della pratica messa sotto accusa dalla class action intentata contro l’azienda: secondo i ricorrenti, il suo servizio di “prenotazione” della durata di quattro giorni impedirebbe ai consumatori di rivolgersi altrove per la registrazione del dominio, costringendoli pagare a Network Solution i prezzi stabiliti dall’azienda stessa.
Se ICANN decidesse di adottare questa nuova politica di tassazione, il registar si dice pronto a “porre fine al proprio servizio”. Insomma, Network Solutions è al corrente del problema ed è “soddisfatta dall’essere riuscita a mettere in risalto la questione” così da poter ora procedere alla cancellazione del problema. E tutti vissero felici e contenti.
Luca Annunziata