Non c’è solo Twitter al centro dei pensieri di Elon Musk, che nonostante il nuovo impegno assunto rimane concentrato anche sugli altri progetti messi in campo. Tra questi figura Neuralink, l’interfaccia uomo-macchina che ha iniziato a ideare ormai oltre sei anni fa. Dopo un periodo di silenzio, il numero uno dell’iniziativa è tornato a pronunciarsi in merito, annunciando l’avvio dei test sugli esseri umani entro i prossimi sei mesi. Lo ha fatto in occasione dell’appuntamento Show and Tell inizialmente pianificato per il mese di ottobre, ma rimandato a questi giorni.
Test sugli esseri umani per Neuralink: ci siamo quasi
La necessaria autorizzazione da parte della Food and Drug Administration non è ancora arrivata, ma potrebbe non mancare molto. Il co-fondatore ha affermato che il nostro primo dispositivo prodotto sarà molto simile a un iPhone 1
. Non fatichiamo a immaginare che, a ispirare il confronto con il melafonino di prima generazione, sia stato il meeting con Tim Cook andato in scena presso l’Apple Park.
Sempre Musk, nel corso del suo intervento, ha paragonato l’impianto cerebrale a una sorta di Fitbit nel vostro cervello, ma con piccoli cavi
. Insomma, uno smartwatch o uno smart band dentro la testa. Forse, non è questa l’immagine più tranquillizzante e rassicurante da sottoporre a chi esprime legittimi dubbi sull’efficacia e soprattutto sulla sicurezza di questa tecnologia, tanto potenzialmente innovativa quanto ancora tutta da collaudare. Queste le sue parole a proposito della fase di test sugli animali che anticipa quella sull’essere umano.
Ancor prima di pensare a installare un dispositivo in un animale, facciamo tutto il possibile, con rigorosi test. Non siamo sprezzanti su questo. Siamo estremamente cauti e vogliamo sempre che l’impianto di un dispositivo, impiantato in una pecora, un maiale o una scimmia, sia confermativo e non esplorativo.
L’intenzione del team al lavoro sul progetto è quello di arrivare a sviluppare e perfezionare un dispositivo in grado di restituire autonomia e possibilità di interazione a coloro che, dopo aver subito traumi o a causa delle ripercussioni di una patologia, hanno perso del tutto o parzialmente la capacità di parlare o di muoversi.
In un certo senso, siamo già tutti dei cyborg.