L’iniziativa messa in campo oggi da Google e legata all’impiego di indirizzi .new dimostra come la possibilità offerta alle aziende di acquistare un dominio di primo livello (stabilita dall’ICANN ormai qualche anno fa) possa tradursi concretamente in nuove feature. In questo caso specifico nella creazione rapida di documenti per gli utenti dei servizi Drive e G Suite.
Digita .new per i nuovi documenti
Il funzionamento è molto semplice: anziché dover accedere all’interfaccia delle piattaforme per procedere alla creazione di un file di testo, una presentazione, un foglio di lavoro, un modulo oppure un sito Web, è possibile farlo semplicemente digitando una delle stringhe riportate di seguito all’interno della barra dell’indirizzo, in un qualsiasi browser. L’annuncio della novità è avvenuto con un post condiviso dal gruppo di Mountain View su Twitter che in una breve animazione mostra alcuni dei domini che conducono direttamente alla creazione di un nuovo elemento. Attenzione: a differenza di quanto illustrato nella GIF, “documents.new” non porta all’editor di Google (bisogna togliere la “s” finale).
- Documenti: doc.new, docs.new, document.new;
- Moduli: form.new, forms.new;
- Fogli: sheet.new, sheets.new, spreadsheet.new;
- Presentazioni: slide.new, slides.new, presentation.new, deck.new;
- Siti: site.new, sites.new, website.new.
Introducing a ✨ .new ✨ time-saving trick for users. Type any of these .new domains to instantly create Docs, Sheets, Slides, Sites or Forms ↓ pic.twitter.com/erMTHOsdyH
— Google Docs (@googledocs) October 25, 2018
Un modo per risparmiare secondi preziosi, per un’azione che in ambito professionale viene ripetuta più e più volte ogni giorno, a patto ovviamente di utilizzare un browser con il quale è già stato effettuato il login al proprio account.
Tra i commenti pubblicati dagli utenti Twitter al post di bigG qualcuno fa notare come gli indirizzi funzionino solo se digitati così come riportato qui sopra, ma non se anticipati dal prefisso “www”. Una questione già dibattuta nei mesi scorsi, quando il gruppo di Mountain View ha scelto di eliminare dalla barra di Chrome (con il rilascio della versione 69) la visualizzazione di sottodomini come lo stesso “www” e “m”. La decisione ha suscitato una reazione negativa da parte dell’utenza, tanto da portare a un quasi immediato dietrofront.