Martedì scorso, il New York Times ha fatto un annuncio importante: ha creato una nuova posizione in redazione, dedicata alle iniziative di intelligenza artificiale. Si tratta di un ruolo innovativo, che è stato affidato a Zach Seward, editore fondatore di Quartz, un outlet specializzato in tecnologia. Secondo il NYT, Seward avrà il compito di elaborare una strategia per sfruttare le potenzialità dell’AI, senza compromettere la qualità.
I principi per l’uso dell’IA generativa
Nella nota di presentazione dello staff, il direttore esecutivo Joe Kahn e il vicedirettore Sam Dolnick hanno sottolineato che una delle prime responsabilità di Seward sarà quella di collaborare con la leadership della redazione per definire i principi per l’impiego dell’AI generativa. “Siamo entusiasti di avere Zach in questo ruolo perché condivide la nostra convinzione inderogabile che il giornalismo del Times sarà sempre frutto del lavoro di reportage, scrittura e editing dei nostri giornalisti qualificati”.
Il futuro del giornalismo
Questa affermazione solleva interrogativi interessanti sul futuro del giornalismo. Il NYT manterrà sempre la sua promessa di affidare la scrittura e la revisione dei suoi articoli agli esseri umani, anche tra 10, 20, 50 anni?… Difficile dare una risposta. GPT-4 di OpenAI è già capace di produrre frasi migliori di quelle che molti esseri umani riescono a scrivere – e molto più velocemente. Tra qualche anno, questa tecnologia emergente sarà più avanzata e performante. È difficile immaginare come, a un certo punto, non sarà più conveniente economicamente impiegare gli esseri umani per scrivere articoli che un robot può fare più in fretta e meglio. (Ovviamente, gran parte del giornalismo continuerà a richiedere giornalisti e redattori umani).
La creazione del ruolo di Seward indica che l’AI avrà un ruolo rilevante e trasformativo nella produzione e nella diffusione delle notizie al pubblico. È un segno del fatto che, per restare competitivi come azienda, la tecnologia in rapida evoluzione dovrà essere integrata in qualche modo nel DNA dell’organizzazione.
Le sfide e i rischi dell’AI generativa
La domanda principale che si pongono i responsabili editoriali è come sfruttare questa tecnologia allettante e pericolosa. Alcune redazioni hanno osato sperimentare pubblicamente l’AI per generare articoli completi di cronaca. Questo, con la tecnologia attuale, ha portato a risultati imbarazzanti. CNET, per esempio, ha rilevato numerosi errori in diversi post e ha interrotto l’uso dell’AI generativa. Anche il colosso dei giornali Gannett, la celebre rivista Sports Illustrated, il provocatorio sito tecnologico Gizmodo e altri hanno avuto spiacevoli esperienze pubbliche con la tecnologia.
L’intelligenza artificiale al servizio dei giornalisti umani
Mentre alcune redazioni hanno sperimentato l’uso dell’intelligenza artificiale per generare i loro contenuti, con risultati spesso discutibili, il NYT ha optato per un approccio diverso. Il giornale, infatti, ritiene che le notizie debbano essere sempre prodotte dai giornalisti umani, ma che l’AI possa essere uno strumento utile per supportarli. Per esempio, può aiutare a creare titoli accattivanti.