Il New York Times potrebbe denunciare OpenAI per la violazione del copyright. L’azienda californiana, nota per ChatGPT, non ha sottoscritto un accordo che consente di utilizzare i contenuti del quotidiano per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale generativa.
Nuova denuncia per OpenAI
OpenAI ha già ricevuto denunce per aver effettuato lo scraping di alcuni libri, senza il permesso degli autori. È noto infatti che l’addestramento dei modelli IA viene effettuato con i dati “rastrellati” su Internet. Il New York Times ha cercato di trovare un accordo di licenza con l’azienda californiana, ma senza nessun risultato. Secondo le fonti di NPR potrebbe essere avviata un’azione legale.
ChatGPT fornisce alcune risposte dopo aver “letto” gli articoli del New York Times, quindi il sito del quotidiano perde visitatori. All’inizio del mese, il New York Times ha aggiornato i termini di servizio per vietare l’uso dei contenuti pubblicati (testo, immagini, audio, video, metadati e altri) da parte delle aziende che sviluppano modelli di IA generativa, senza un permesso esplicito.
Il 17 agosto è stato tuttavia modificato il file robots.txt
per bloccare l’accesso a GPTBot, il crawler di OpenAI che effettua la scansione dei siti.
Se il New York Times denuncerà OpenAI, il giudice potrebbe imporre una sanzione fino a 150.000 dollari per ogni violazione dei diritti d’autore e chiedere a OpenAI di eliminare tutti i dati raccolti dal sito del quotidiano. L’azienda californiana potrebbe appellarsi al cosiddetto “fair use”, quindi gli avvocati del New York Times dovrebbero dimostrare che le risposte di ChatGPT sono una copia degli articoli.