C’è chi ha sottolineato come si tratti di risultati non certo soddisfacenti, almeno per tutti quei signori dell’editoria che vedono nel cosiddetto “paywall” l’unica strada percorribile per giungere alla salvezza dei giornali online. Tycoon del calibro di Rupert Murdoch, che continua incessante la sua battaglia contro aggregatori del web e motori di ricerca succhia-notizie.
Ma il tanto contestato pedaggio imposto dal magnate di origini australiane ai lettori online del quotidiano britannico The Times – e della sua versione domenicale The Sunday Times – non sembra affatto aver prodotto i risultati sperati. Anzi, si tratterebbe di una vera e propria debacle .
Certo, si tratta di dati non ufficiali, recentemente pubblicati online dal sito Beehivecity , che hanno tuttavia illustrato un panorama decisamente sconsolante per l’edizione digitale del celebre quotidiano d’Albione, a poco più di un mese dall’imposizione del paywall. Le registrazioni gratuite – a cui sono stati obbligati gli utenti nell’intero mese di giugno – sarebbero state appena 150mila .
Numeri che, se confermati, rappresenterebbero circa il 12 per cento dell’intera audience giornaliera di The Times , ovviamente prima che venisse eretto il paywall. Stando sempre ai dati pubblicati, sarebbero poi stati appena 15mila gli utenti convinti dalla necessità di effettuare una sottoscrizione a pagamento. A questi dovrebbero venire affiancati circa 12.500 abbonati in possesso di un esemplare di iPad.
E c’è chi si è fatto due semplici calcoli . Immaginando che tutti i 150mila utenti registrati paghino 2 sterline ciascuno – necessarie all’accesso illimitato per una settimana – si arriverebbe ad una media di 100 sterline annuali guadagnate a partire da un singolo lettore. Le entrate complessive per il quotidiano di Murdoch sarebbero pari a 15 milioni di sterline . Che non sarebbero affatto sufficienti a coprire i costi di gestione di un giornale così prestigioso.
Una situazione critica, visibilmente peggiorata dai dati relativi al traffico di utenti. Che sarebbe dunque sceso del 58 per cento nel primo mese , ovvero quello della semplice registrazione gratuita. Una percentuale aumentata poi di quasi dieci punti nelle prime settimane dall’attivazione effettiva del paywall.
Mauro Vecchio