Una nuova analisi di Newsguard sulle principali dinamiche dell’affidabilità dell’informazione online arriva a sentenza contro TikTok: la piattaforma, usata perlopiù da giovanissimi, è un terreno fertile per la disinformazione. Ma l’analisi va più a fondo: non si tratta soltanto di una questione di quantità, ma del fatto che è la stessa piattaforma a suggerire elementi distorsivi agli utenti mentre sfogliano contenuti dopo l’accesso al social network.
Secondo Newsguard bastano 40 minuti prima che l’utente abbia a che fare con contenuti propri della disinformazione: è sufficiente cercare una qualsiasi chiave relativa alla guerra in Ucraina per trovare video deleteri entro i primi 20 risultati.
I risultati di NewsGuard confermano che l’assenza di un’efficace categorizzazione e moderazione dei contenuti, unita alla capacità dell’app di proporre agli utenti contenuti che li invogliano a continuare la navigazione, hanno reso la piattaforma un terreno fertile per la diffusione della disinformazione.
Newsguard accusa TikTok
L’analisi non si pone come riferimento una o l’altra delle due antitetiche narrative di guerra, ma si basa su una analisi delle falsità riportate, tra le quali:
- Affermazioni false diffuse anche dal Cremlino:
- I filmati provenienti dalla guerra in Ucraina sono falsi;
- L’Ucraina è governata da una giunta neonazista;
- Gli Stati Uniti possiedono una rete di laboratori di armi biologiche in Ucraina;
- Vladimir Putin e la Russia non sono gli aggressori in questo conflitto e gli Stati Uniti hanno orchestrato la rivoluzione del 2014 in Ucraina.
- Altre affermazioni false o contenuti di disinformazione:
- Le forze statunitensi sono “in arrivo” in Ucraina;
- L’immagine di Putin è stata aggiunta digitalmente nel filmato della conferenza stampa del 5 marzo 2022 per nascondere il fatto che il Presidente non si trovasse a Mosca;
- Un video del presidente dell’Ucraina Zelensky “là fuori che combatte per il suo paese”, che in realtà è stato girato nel 2021;
- Video del “Ghost of Kiev” che abbatte sei jet russi, immagini in realtà provenienti dal videogioco Digital Combat Simulator;
- Un video di uno scontro a fuoco “dell’esercito ucraino contro la Russia”, che in realtà risale al 2015 e mostra le truppe del governo ucraino che combattono i ribelli filo-russi nell’est del paese.
Newsguard ha condotto la propria analisi in queste settimane, chiedendo a sei analisti di accedere a TikTok senza seguire alcun account e sfogliando semplicemente i contenuti. L’impatto con la disinformazione è pressoché immediato, dimostrando ancora una volta la difficoltà dei social network di filtrare materiale che la guerra fa filtrare e produrre in quantità come scorie deleterie delle rispettive propagande politiche e militari.
L’analisi Newsguard fotografa un dato di fatto, ma per l’attribuzione di responsabilità è inevitabilmente necessario essere cauti. La missione dei social network era complessa prima dei combattimenti e lo è a maggior ragione ora, in cui l’informazione di tutto il mondo è tirata in ballo ed in un contesto in cui anche l’equidistanza non è più sinonimo di neutralità. Nel caso di TikTok, l’accusa primaria è l’assenza di etichette o avvisi circa i rischi relativi ai video di guerra; inoltre si contesta il fatto che video legati ad affermazioni fasulle hanno già centinaia di migliaia di visualizzazioni senza che sia stato apportato alcun intervento.
Secondo Newsguard, insomma, TikTok è terreno fertile per la disinformazione e la particolare vicinanza ai più giovani, in commistione con l’assenza di attriti che possano fermare i contenuti più improbabili, rende la piattaforma particolarmente favorevole per gli strumenti di propaganda.