Nuova forma di mercato destinata a dire la propria sul lungo periodo o bolla ormai quasi sul punto di esplodere? I pareri in merito al business legato agli NFT sono di natura diametralmente opposta e solo il tempo darà ragione all’una o all’altra fazione. Quel che è certo è l’impennata dei proventi generati dalla loro creazione e cessione.
La crescita degli NFT e quelli più costosi
Un’ennesima testimonianza giunge dal report condiviso da DappRadar (via Reuters, link a fondo articolo): si parla di vendite per 2,47 miliardi di dollari nella prima metà del 2021, divisi all’incirca in parti uguali tra il primo e il secondo trimestre, rispettivamente 1,23 e 1,24 miliardi. Per meglio comprendere l’entità della crescita è sufficiente citare che dodici mesi prima, tra il gennaio e il giugno 2020, il volume d’affare si è attestato a 13,7 milioni di dollari.
Una conseguenza diretta dell’interesse generato nei confronti di questa tipologia di asset esclusivamente digitali, assegnati agli acquirenti attraverso un certificato di proprietà basato su blockchain.
Questi alcuni dei contenuti messi in vendita negli ultimi mesi sotto forma di Non-Fungible Token e comprati per cifre milionarie:
- l’opera “EVERYDAYS: THE FIRST 5000 DAYS, 2021” dell’artista Beeple (69,3 milioni di dollari);
- nove CryptoPunk, immagini da 24×24 pixel (16,9 milioni di dollari);
- il CryptoPunk #7523 (11,8 milioni di dollari);
- le opere della cantante canadese Grimes (5,8 milioni di dollari);
- il codice sorgente del WWW scritto da Tim Berners-Lee (4,5 milioni di dollari);
- il primo post di Jack Dorsey su Twitter (2,9 milioni di dollari);
- il video del meme Charlie Bit My Finger (760.999 dollari);
- il video del robot Sophia che dipinge (688.888 dollari);
- l’immagine del meme Disaster Girl (500.000 dollari).