Uno su mille che la fa. Anche meno. Molto meno. Si riassume pressappoco così l’andamento del mercato NFT, così giovane e già così dibattuto. Un mercato che ancor prima di nascere puzzava già di bolla, ma che dopo pochi mesi già profumava di dollari e che ora per molti ha già il retrogusto della cocente delusione. Una indagine Nansen ha tentato di mettere in fila in modo più analitico quelle che sono le sensazioni del mercato dei Non-Fungible Token, affinché chiunque stia per creare NFT (ad esempio sfruttando un servizio come Binance) possa farlo con la giusta consapevolezza e potendo commisurare le proprie speranze.
La prima grande esplosione degli NFT è avvenuta nel secondo semestre del 2021: i volumi del minting si sono moltiplicati a partire dal mese di agosto e poi, tra alti e bassi, si sono mantenuti pressoché stabili fino ad oggi. Si registra un lento aumento tendenziale, ma nulla di commisurabile a quanto accaduto tra agosto e settembre 2021 quando i primi grandi exploit hanno portato gli NFT all’attenzione di quanti già avevano gli occhi sui cryptoasset.
NFT, tra bolla e crescita
Questi i volumi registrati (misurati in spesa ETH) da inizio 2021 ad oggi:
Questi i consumi, invece: è chiaro come i maggior costi legati all’aumento del gas siano estremamente superiori a quelli legati all’aumento dei volumi, determinando così uno sbilanciamento che sicuramente non ha contribuito ad infiammare gli affari in un mercato tanto giovane e con marginalità minime.
Ma è lo stesso interesse nel minting ad essersi raffreddato. Pesantemente. Il costo del gas ne è stata probabilmente la causa prima, oppure l’innesco: non appena le prime avvisaglie di bolla si fanno largo, i temerari proseguono e gli speculatori della domenica iniziano subito a ripensarci. Con lo scoppio della guerra, infatti, le ricerche per gli NFT sono scese drasticamente e questo, per un mercato fatto di speranze, rappresenta una doccia fredda.
A diminuire da inizio anno sono il numero dei nuovi utenti coinvolti e il numero degli NFT creati, ma è ormai da qualche mese che anche il numero degli NFT rivenduti ha iniziato a decelerare. La guerra ha fatto dunque da detonatore, ma ha lasciato emergere anche i dubbi che ormai da qualche tempo si stavano accumulando al netto delle prime pagine dedicate alle collezioni milionarie ed agli “unicorni” che ne stavano derivando.
Segni di una ritirata prematura? No. A prescindere dal sentiment che si possa nutrire per il mercato degli NFT, ancora fortemente polarizzati tra chi ne è entusiasta e chi si indigna ad ogni nuovo colpo milionario, quella che sta avvenendo è una sana e necessaria maturazione di un mercato esploso senza motivo, frenato senza motivi e ora in cerca di capire cosa fare da grande.
L’analisi Nansen ha preso in rassegna 8400 collezioni con oltre 19 milioni di NFT notando come un NFT su tre ha preso valore, mentre nei due terzi dei casi non c’è stato alcun guadagno dalle transazioni avvenute. Lo si derubrichi rapidamente dall’elenco degli asset buoni per un facile guadagno, insomma, e lo si inizi a considerare come un utile strumento digitale da far evolvere e per il quale trovare i giusti ambiti di applicazione ed i giusti modelli di business. Fino ad allora parlare di bolla non sarà volgare, così come i sogni di gloria saranno perlopiù frutto di delusione.
Bisogna mettere a sopire il rumore di fondo, insomma. Ma nel frattempo il minting continua, tra apocalittici e integrati, tra palco e realtà.