Affermare che si sia già arenato è troppo, ma di certo il tavolo di concertazione sulla NGN convocato dal viceministro Paolo Romani non gode dei favori della Fortuna . Mentre il rappresentante del dicastero dello Sviluppo Economico con delega alle Telecomunicazioni professava ottimismo per un accordo da raggiungere prima dell’autunno, l’amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabé mordeva il freno: col risultato che lo stesso Romani ha dovuto parzialmente correggere gli auspici da lui stesso appena dichiarati.
Il problema sono le “13 città più importanti” , ovvero i capoluoghi più popolosi come Roma, Milano, Torino ecc in cui Telecom Italia (e naturalmente anche gli altri operatori) vede maggiori possibilità di ottenere guadagni consistenti: “C’è una distonia tra i vari operatori circa il da farsi nelle 13 città più importanti. Per Telecom c’è un livello di concorrenza tale che ritiene non ci sia bisogno di mettere a fattore comune un progetto” ha spiegato Romani ieri ai sindacati, convocati a Via Veneto per discutere di NGN e soprattutto degli esuberi annunciati (e sospesi ) dall’incumbent.
Bernabé nelle stesse ore sosteneva la possibilità di trovare accordi con gli altri operatori unicamente nelle cosiddette “zone bianche”, ovvero quelle a fallimento di mercato, mentre presentava il proprio piano industriale al Commissario Europeo Neelie Kroes : secondo l’AD, sarebbe possibile “trovare forme di collaborazione anche societarie con altri partner per la realizzazione delle infrastrutture in quelle aree dove non può esserci più di un operatore”, mentre in città dove esistano già diverse infrastrutture concorrenti costruite o in via di completamento (come a Roma o a Milano) dovrebbe essere lasciata libertà di movimento agli operatori.
Nelle sue dichiarazioni, tuttavia, Bernabé ha fatto riferimento anche all’authority e alle regole da stabilire per la concorrenza nel settore: sempre nelle stesse ore, il presidente dell’AGCOM Corrado Calabrò paventava proprio il rischio “spezzatino” per la rete di nuova generazione, caldeggiando davanti alla Commissione Trasporti della Camera un piano complessivo sul modello di quello francese per garantire un’infrastruttura nazionale all’altezza dei bisogni futuri di cittadini e aziende. Ce n’è abbastanza, insomma, per comprendere quanta confusione e quanta poca unità di intenti al momento alberghi in un settore strategico per gli interessi economici dell’Italia.
Da parte sua, in ogni caso Romani ha fatto sapere che “C’è un documento che sta circolando e su cui ognuno sta esprimendo le proprie valutazioni”, documento che esprimerebbe una bozza di intesa su come procedere nello sviluppo comune di una rete in fibra nazionale. Quanto alla cautela invocata da Bernabé, il viceministro ha ribadito di “aver notato la cautela”, ma l’ha contrapposta al fatto che “il tavolo tecnico sta dando risultati” poiché lo stesso Bernabé “ha riconosciuto l’importante ruolo del governo e rispetto al punto di partenza abbiamo fatto molti passi avanti”.
La data fissata per il termine delle valutazioni degli operatori resterebbe il 30 luglio , anche se in queste condizioni è più probabile che una decisione slitti a inizio settembre. “L’obiettivo del Governo – ha concluso Romani – è avere un disegno unico. Vogliamo che il paese abbia una grande infrastruttura di rete NGN per il 50 per cento del paese, quello più produttivo, in tempi ravvicinati”.
Luca Annunziata