Non si fermano le voci su un possibile progetto per le infrastrutture di connessione di nuova generazione legate ai tralicci Enel: e con esse arrivano maggiori dettagli e fermi oppositori. Nella giornata di ieri il Presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato quasi costretto ad intervenire sulle notizie che stavano circolando, ma ciò non è bastato a sopire i sospetti di un piano sopra le righe (e le regole dei bandi di concorso) e le polemiche soprattutto di Telecom, che si sente pericolosamente tagliata fuori.
D’altra parte, oltre al fatto che tutta la questione andrebbe affrontata tramite bandi di gara per assicurare la trasparenza dell’operazione, sempre che si riesca a superare il particolare di legge per cui nessun aiuto pubblico o monopolio concessorio può essere permesso nelle cosiddette aree nere, quelle dove già vi sono investimenti da parte di operatori privati, resta la questione che la rete di distribuzione elettrica non è dell’Enel, ma è in concessione, regolata attraverso il Rab ( Regulatory asset base ) che è in bolletta, dove rischierebbe di finire anche il finanziamento della nuova infrastruttura.
Così, dopo il messaggio su Twitter, Renzi ha speso qualche carattere in più per ribadire l’importanza strategica del progetto, sganciandosi in parte dalla prospettiva di mettere Enel in alternativa a Telecom e spingendo sulla necessità di imprimere una svolta alla politica di settore e l’urgenza: il piano del Governo, d’altronde, vorrebbe portare i 100 Megabit all’85 per cento della popolazione e i 30 Megabit a tutti entro il 2020, coordinando – dove possibile – gli investimenti pubblici, i fondi strutturali europei che si riusciranno ad ottenere e gli investimenti privati.
Sui dettagli, per la verità, sembra ancora esserci poca chiarezza anche se qualche passo in avanti in questi giorni si è fatto: in particolare il Governo ha stretto sul Fondo di garanzia per gli investimenti in banda ultralarga, lo strumento previsto dal ministero dell’Economia, quello dello Sviluppo economico, Cassa depositi e prestiti e Bei per agevolare il credito sugli investimenti di settore.
Oltre al Premier Renzi è intervenuto anche il presidente di Cassa Depositi Prestiti Franco Bassanini che ha cercato di trovare un punto di congiunzione tra le posizioni contrastanti affermando che Enel e gli operatori “possono dividere la spesa per la fibra, ed Enel può approfittare del piano del Governo” trovando funzionali sinergie.
Nonostante tali assicurazioni Telecom ha già paventato la possibilità di ricorrere alla procedura di opposizione europea per chiedere il ritiro o il rimborso di eventuali incentivi.
Intanto, in mancanza di chiarezza sulla situazione, sono i titoli dei due principali protagonisti chiamati in causa, Enel e Telecom, a subire le prime conseguenze delle indiscrezioni: il gruppo energetico si ritrova a dover registrare un forte calo e la società delle telecomunicazioni ha segnato solo ieri un meno 1,7 per cento.
Nel bel mezzo della confusione alcune voci di corridoio hanno iniziato anche a puntare verso un ruolo strategico nel piano per le Ferrovie dello Stato: l’AD di FS, Michele Mario Elia, pur smentendo di essere stato contattato a tal riguardo, ha subito dato credito alle voci, affermando che la sua società “è pronta e disponibile” e che con “9000 chilometri di rete ferroviaria” ed “alcune centinaia di chilometri” già coperte da fibra ottica in collaborazione con Basictel sarebbe un interlocutore assolutamente credibile ed importante.
Claudio Tamburrino