Il giro di vite imposto dal governo della Nigeria al trading delle criptovalute (anche con l’obiettivo di emettere una CBDC in futuro) non ha portato i risultati sperati: l’attività risulta comunque in costante crescita. Lo stesso vale per l’interesse registrato nella popolazione nei confronti di Bitcoin: il paese è al numero uno nel mondo per volume di ricerche sul tema (fonte Google Trends).
Da dove arriva l’interesse della Nigeria nei confronti di BTC?
Una tendenza che si colloca in uno scenario di particolare tensione per il territorio africano, dopo mesi di conflittualità e scontri tra i militari e coloro impegnati nel protestare contro i metodi repressivi adottati dalla polizia. Una parte delle organizzazioni schierate al fianco dei manifestanti ha visto i conti bancari congelati, guardando così con sempre maggiore interesse alle monete digitali, per raccogliere fondi e destinarli al sostengo delle proprie battaglie.
Il movimento sociale End SARS è nato per chiedere lo smantellamento dell’unità Special Anti-Robbery Squad, ritenuta responsabile di violenze e soprusi. Tra i suoi simpatizzanti anche Jack Dorsey, non esattamente uno qualunque: nell’ottobre scorso il numero uno di Twitter si è rivolto ai suoi milioni di follower stimolando donazioni in BTC a favore della causa. Questo il post.
Donate via #Bitcoin to help #EndSARS 🇳🇬 https://t.co/kf305SFXze
— jack (@jack) October 14, 2020
Secondo uno studio condotto da UsefulTulips.org, nell’ultimo periodo la Nigeria è dietro solo agli Stati Uniti per volume di scambio di Bitcoin in modalità P2P. Questo nonostante il ban introdotto dal governo nei confronti delle transazioni rivolte agli exchange esteri risalente al marzo 2019. Negli stessi mesi altri paesi africani, inclusa la Tanzania, hanno scelto di far propria la stessa linea dura nel rapportarsi al mondo crypto.