Si può avere gratis e si può pagare per averlo, si può smembrare, riassemblare e riutilizzare: è Ghosts I-IV , un instant album che i Nine Inch Nails hanno inciso in poche settimane e riversato online, un esplicito e compiaciuto affronto alle strategie con cui operano solitamente le major del disco.
Trent Reznor, frontman della celebre band, era già stato chiaro a riguardo: oltre ad essere un indefesso sbandieratore di vessilli pirateschi , oltre ad aver sperimentato con strategie di viral marketing e prodotto un disco distribuito gratuitamente, aveva tagliato i ponti con le major, intermediari superflui nelle tasche delle quali si involano i meritati compensi degli artisti. Sganciati delle etichette, direttamente in relazione con il pubblico, i Nine Inch Nails confidano nel fatto che la platea dei fan deciderà di ricompensarli, deciderà di pagare per il valore aggiunto a quanto la band offre gratuitamente.
L’ offerta della band si basa su un business model freemium decisamente complesso : a differenza del discusso modello obolo scelto dai Radiohead , potrebbe garantire alla band ritorno d’immagine e incassi.
Si può scegliere di assaggiare gratuitamente i primi 9 brani dell’opera, privi di lucchetti DRM, accompagnati da un documento pdf di 40 pagine. Optando invece per una spesa di 5 dollari è possibile accaparrarsi l’album completo: 36 tracce DRM-free codificate in diversi formati e in allegato l’opuscolo digitale. Per chi volesse investire in un bene tangibile potrà versare 10 dollari: a partire dall’8 aprile gli verranno recapitati un doppio CD con copertina cartonata e un libretto di 16 pagine. Per ingannare la lunga attesa potrà comunque procedere al download e alla fruizione dell’album completo. Lo stesso astuto modello di ordine anticipato per chi volesse investire gruzzoli più cospicui nella deluxe edition da 75 dollari e l’ ultra-deluxe limited edition package da 300 dollari: supporti a profusione, dal vinile al Blu-ray, tracce codificate nei formati più disparati, contenuti aggiuntivi capaci di innescare l’ipersalivazione degli appassionati.
I canali di distribuzione? Innumerevoli: dal sito della band, che arranca nel tentativo di far fronte all’entusiasmo dimostrato dai fan, ad Amazon , passando per le reti P2P.
Le prime nove tracce di Ghosts sono state personalmente messe a disposizione da Reznor sui principali snodi torrent della rete insieme ad un messaggio : “Crediamo che BitTorrent sia un metodo di distribuzione rivoluzionario e crediamo nella sperimentazione delle nuove tecnologie, non nel tentativo di combatterle”. L’assaggio di album è primo nella classifica di The Pirate Bay : benché al secondo posto si piazzi la versione completa, rilasciata a pagamento e messa a disposizione dagli utenti, la strategia di disseminazione dei file scelta dalla band potrebbe innescare una spirale virtuosa capace di indurre i fedelissimi del P2P a premiare la decisione del gruppo di sperimentare con i modelli di business che la musica digitale consente di mettere in atto.
Ma non è tutto: i brani di Ghosts sono rilasciati con licenza Creative Commons : un esplicito invito a reinventare l’opera, a metterla in circolo, per dimostrare al resto del mondo che la musica è cambiata.
Gaia Bottà