A far scoppiare la polemica è Tomodachi Life, titolo per Nintendo 3DS che miscela spunti di The Sims e Animal Crossing: il gruppo di Mii (nome dei personaggi del gioco) che vivono su un’isola deserta spazia tra lavoro, divertimento e incontri vip (come Cristina Aguilera e Shaquille O ‘Neal) ma l’unico matrimonio ammesso è quello tra maschio e femmina. Nintendo è stata accusata di una condotta discriminatoria nei confronti degli omosessuali.
Si tratta di un limite inaccettabile per Tye Marini, 23enne omosessuale residente in Arizona, insoddisfatto per non poter riproporre il suo alter ego virtuale rispettando ogni peculiarità della sua essenza. Motivo più che valido, alla luce dell’imminente arrivo del videogioco in Europa e Nord America (sarà disponibile dal 6 giugno), per lanciare una campagna online contro la scelta di Nintendo, la cui linea difensiva ha convinto poco o nulla la comunità gay.
“Tomodachi Life è stato progettato come un gioco stravagante che rappresenta un mondo ludico e non una simulazione della realtà, per questo Nintendo non intende aprire una questione sociale in merito”, è la porosa tesi di un portavoce della società, che specifica come l’opportunità di matrimoni omosessuali non facesse parte della forma originaria del gioco, che in poco più di un anno ha venduto in Giappone 1,83 milioni di copie.
Nata un mese fa, la campagna Miiquality conta parecchi seguaci su Twitter e Facebook, piazze virtuali e globali ideali per amplificare la delusione di Marini. “Voglio sposare il mio fidanzato nel gioco e non posso farlo, le “uniche alternative sono sposare una donna oppure cambiare il mio sesso o quello del mio compagno, o ancora rinunciare definitivamente al matrimonio”, spiega Marini, convinto che la pressione mediatica possa cambiare la volontà di Nintendo, che almeno in tal senso è stata piuttosto chiara: “Negli USA e in Europa sarà ditribuita la stessa versione venduta in Giappone e non cederemo davanti alle richieste dei giocatori”.
Alessio Caprodossi