Mentre si gode i ricavi fantasmagorici fatti registrare da Wii in quasi due anni di vita, Nintendo pensa anche al futuro e alla sua prossima home console . Parola di Satoru Iwata, che parla (ospitato da Forbes) del futuro del videogaming, dall’alto della posizione privilegiata della casa di Super Mario, passata da una nicchia di mercato al controllo schiacciante del business videoludico con una progressione senza precedenti.
Iwata si guarda bene dal riferire il minimo dettaglio, limitandosi a dichiarazioni di circostanza sulla necessità di pensare sempre a “cosa verrà dopo” per un’azienda che fa dell’hi-tech e dell’intrattenimento il suo unico interesse. “Siamo sempre in preparazione del nuovo hardware – dice l’executive – Siamo in piena fase di sviluppo… Ma l’hardware è un tipo di cosa che raramente i consumatori acquistano con gioia per giocare ai nostri titoli”.
La vera anima del commercio di una console è il software , e Nintendo lo sa bene. Certo può capitare, come nel caso del controller “evoluzionario” di Wii, che l’hardware valga da solo la candela di un nuovo investimento, ma questo è un caso che capita raramente. “Questa volta è successo che avessimo un’interfaccia utente rivoluzionaria. Sarà così anche per la prossima generazione? Questo non posso dirlo”.
L’esperienza offerta da Wii ha certamente aumentato enormemente le aspettative dei consumatori nei confronti del produttore nipponico , e Iwata dice di essere ben consapevole del fatto che sarà difficile, in futuro, ripetere l’ exploit dell’accoppiata vincente Wiimote+Nunchuck. Ogni nuovo hardware necessità di “qualche caratteristica rivoluzionaria”, continua Iwata, tradendo la pressione che Nintendo sente di avere addosso dopo i risultati degli ultimi tempi.
Una pressione che deriva dal successo , ben diversa dalla pressione che certi risultati finanziari possono esercitare su altre aziende del settore. Tra queste alcuni pongono Sony Corporation: il conglomerato dell’elettronica prestato ai videogame nel 1996 ha comunicato di aver sostanzialmente dimezzato i profitti annuali, passati da 620 milioni di dollari a 326 milioni.
La divisione videoludica è uno dei pochi comparti che continuano ad andare bene , così come le vendite di PS3 e PSP – per quanto non eccezionali, soprattutto se comparate a quelle di Nintendo DS e Wii – sembrano tenere a galla la corporation quasi come ai tempi di PS2, quando la console più venduta di tutti i tempi generava il 50% dei profitti della multinazionale.
Ma oggi Sony può contare su pochi prodotti degni di nota – tra cui Blu-ray e la stessa PS3 – che non sono però ancora entrati a far parte della dotazione standard di una famiglia media, negli States come altrove. Una situazione che dovrebbe migliorare col tempo rimpinguando le casse dell’azienda, ma che lascia presagire un futuro pieno di incognite. Al punto che qualcuno ipotizza la necessità, per una eventuale PlayStation 4, di ottenere un successo congruo per lasciare che Sony continui a sopravvivere nel suo assetto societario attuale.
Alfonso Maruccia