Washington (USA) – Ancora una volta l’ FBI cerca di mettere un freno alle attività di hacking e cracking commesse da quelli che definisce “hacker patriottici”, smanettoni ed esperti intenzionati a infilarsi da sé in azioni di guerra cyber contro i nemici degli Stati Uniti.
All’interno di questa categoria l’ FBI pone sia coloro che vogliono colpire i sistemi dell’Iraq o di chi supporta il paese di Saddam Hussein, sia quelli che se la prendono contro gli “hacker pacifisti” che si oppongono alla guerra contro l’Iraq. Allo stesso modo vengono considerati opportunisti da schiacciare coloro che sfruttassero l’attuale situazione internazionale per propri non meglio definiti “scopi personali”.
Gli USA, dove la densità di smanettoni è probabilmente più elevata che in qualsiasi altro paese, non intendono quindi tollerare che la gestione delle contese internazionali o delle offensive anche tecnologiche non sia centralizzata e strettamente governata da Washington. La Casa Bianca, peraltro, sta già approntando le proprie linee guida per passare all’offensiva contro i nemici sfruttando armamenti tecnologici.
Il National Infrastructure Protection Center, che raccoglie la tech-milizia della polizia federale americana, ha fatto sapere che gli hacker patriottici potrebbero addirittura essere spinti a “lanciare attacchi contro i propri interessi sfruttando codici malevoli per aggredire l’altra parte quando invece si tratta di codici pensati per aggredire proprio gli interessi della parte che li utilizza”. “In questo e in altri modi – sottolineano al Center – questi hacker rischiano di diventare strumenti nella mano del nemico”.
Il Center ha poi reso chiaro che qualsiasi attacco individuale contro reti informatiche è considerato illegale negli Stati Uniti e che la ragione che può condurre ad azioni di questo tipo è del tutto irrilevante ai fini della determinazione della pena…