Bruxelles – Sono finalmente pubblici alcuni dei dati sull’atteggiamento degli europei rispetto alle tecnologie RFID, dati che derivano dalla consultazione pubblica promossa ormai da mesi dalla Commissione Europea. Dati che rivelano un panorama per certi versi sconcertante.
Secondo il survey privati e aziende vogliono poter “spegnere” i transponder ; solo il 15% di coloro che hanno risposto ritiene che l’industria sia in grado di autoregolamentarsi per tutelare la privacy dei cittadini; più della metà invoca leggi più chiare e dettagliate , per assicurarsi che Stato e industria non abusino dei dati raccolti.
Il dibattito europeo era stato avviato il 9 marzo 2006 al Cebit di Hannover. Per realizzare la Internet of Things che gli RFID possono consentire di creare, dando dinamismo e sicurezza a mercati e distribuzione – sostiene il commissario UE per la Società dell’Informazione, Viviane Reding – è indispensabile la fiducia dei cittadini nei confronti delle tecnologie.
In 2190 hanno risposto all’appello, un questionario volto a sondare speranze, timori e aspettative riguardo alla tecnologia RFID. “La stragrande maggioranza dei cittadini si sta convincendo dei benefici che la tecnologia RFID potrà apportare, ma vogliono essere rassicurati riguardo al fatto che non comprometterà la loro privacy”, dichiara il Commissario UE, “Questo è il fronte su cui la UE deve lavorare, affinché la tecnologia RFID venga accettata e possa decollare”.
È nel diritto di ciascuno sapere come i dati che lo riguardano vengano raccolti o trattati, è nel diritto di ciascuno poter interrompere la trasmissione e il trattamento dei dati: è questo l’assioma su cui gli stakeholder che hanno risposto al survey chiedono che non si transiga.
La visibilità dei tag e l’opzione di spegnimento del transponder saranno elementi importanti dell’armatura che proteggerà la sfera dei dati personali, dichiara la Reding: “I cittadini sono preoccupati di perdere il controllo dei propri dati , di non riuscire a comprendere come e in che situazioni sono esposti a questo rischio”. I risultati completi dell’indagine verranno rilasciati verso la fine del 2006 e se sarà necessaria una nuova regolamentazione, dal 2007 si darà il via alla stesura delle bozze.
In Europa giravano 600 milioni di tag solo nel 2005, e il numero dei tag circolanti nel 2016 potrebbe essere 450 volte rispetto a quello attuale. Se il problema dei costi, delle performance e degli standard di interoperabilità si risolvessero nel prossimo futuro, si consentirebbe un aumento del valore del mercato RFID fino a 20,8 miliardi di euro a fronte dei 2.2 miliardi del 2006.
Ad ogni modo, rilevano da Bruxelles, il mercato europeo RFID sembra incedere con minore disinvoltura rispetto a quello globale. A questa avanzata si frappone il problema della diffidenza di industria e cittadini rispetto alla tutela della data-immagine . È indispensabile spiega Reding rassicurare gli europei che i radio tag non sono una cimice per la sorveglianza su larga scala. Sono numerose le applicazioni della tecnologia RFID, e altrettanto numerosi sono i centri di ricerca che ne analizzano le potenzialità e gli ambiti di applicazione. Una realtà emergente è RFid Solution Center: HP , Intel e Politecnico di Milano, nelle sue due componenti della School of Management e del Dipartimento di Elettronica e Informazione , si propongono nel condurre studi di fattibilità, volti a dimostrare realizzabilità tecnica e valore economico delle applicazioni basate su tecnologie RFID, in modo da favorire successivi progetti pilota o di implementazione diffusa.
La tecnologia RFID può trovare applicazione nell’ambito del controllo di logistica e stoccaggio, del tracciamento dei beni lungo tutta la catena del valore.
Consente di razionalizzare e tenere sotto controllo alcune procedure amministrative , trova applicazione nell’ambito del ticketing, del trasporto pubblico , e per contrassegnare i bagagli .
In ambito medico le etichette sono utili per localizzare e tracciare i pazienti, per combattere la contraffazione dei medicinali e per facilitarne la distribuzione, per ottimizzare la “catena di montaggio” ospedaliera. Applicati sui beni di utilizzo quotidiano, per citare solo qualche esempio, possono segnalare origini e date di scadenza, costituiscono un buon sistema antitaccheggio , e sono parte integrante di alcuni sistemi di pagamento . Associati ad un identificativo personale, inoltre, saranno parte di documenti .
Queste applicazioni suscitano non poche perplessità riguardo alla privacy del cittadino: con i tag si potrebbe tenere traccia delle preferenze del consumatore, incrociare i dati e venderli al marketing, le etichette potrebbero essere un mezzo di controllo oppressivo sui lavoratori, sui detentori di documenti “taggati”. E anche se Stato e industria garantissero di non abusare dei dati raccolti, non si sarebbe comunque assicurati contro lo sniffing .
Le linee guida individuate in ambito europeo per far fronte al problema della tutela della sfera dei dati personali e per favorire l’accettazione sociale della tecnologia sono di diversa natura, e sono accomunabili alle misure auspicate dai garanti europei per la privacy .
In ambito tecnologico si dovranno rendere possibili la disattivazione dell’antenna trasmittente, l’interruzione della trasmissione dei dati, la cifratura delle informazioni, il cosiddetto tag clipping (ovvero la possibilità di ridurre il raggio di trasmissione).
La raccolta e le gestione dei dati dovranno essere attuate in modo trasparente, con il consenso informato del portatore di tag riguardo alle informazioni veicolate dall’etichetta, e rispettando il diritto di accesso, rettifica, cancellazione dei dati personali. Potranno risultare opportune anche la raccolta delle informazioni in database indipendenti e la raccolta dei dati in forma anonima .
Altro punto su cui insistere sarà la sensibilizzazione dello stakeholder , garantendo ragguagli puntuali e dettagliati , in modo che la tecnologia RFID non rappresenti più un’incognita da temere.
La privacy, nell’imminente Internet of Things, sarà un valore fondamentale affinché i cittadini possano esercitare appieno i loro diritti fondamentali. La privacy è la risultante di una relazione sociale, una relazione che non si serva della data-immagine del cittadino come panopticon per sorvegliarlo, come fonte di guadagno mediante la profilazione, come un mezzo per classificare e discriminare.
Gaia Bottà