No, Presidente: il digitale non è subalterno

No, Presidente: il digitale non è subalterno

Il Presidente Sergio Mattarella ha tenuto un discorso sull'importanza del digitale in occasione della presentazione di una piattaforma DaD.
No, Presidente: il digitale non è subalterno
Il Presidente Sergio Mattarella ha tenuto un discorso sull'importanza del digitale in occasione della presentazione di una piattaforma DaD.

Con massimo rispetto, Presidente Mattarella: il digitale non è soltanto qualcosa che ci consente di non fermarci. Il digitale non è soltanto un’emergenza, né soltanto un ponte tra un prima e un altro-prima. Sia chiaro, Presidente: le muoviamo questo appunto con massimo rispetto per quel che ha detto in occasione dell’inaugurazione della piattaforma Dante.global, discorso mosso evidentemente da ogni buona volontà di esaltare il coraggio di creare una nuova piattaforma e di scommettere sul digitale. Ma se le muoviamo questa piccola osservazione, è per rispetto di quel che portiamo avanti da anni ormai: una lotta per l’affermazione del digitale non come nuova realtà, ma come lineare e organica evoluzione di ciò che già abbiamo.

Pur in presenza di una drammatica pandemia, sorta improvvisamente e veloce per la diffusione in tutto il mondo, è possibile non fermarsi, non chiudersi in se stessi, continuare la propria attività trovando strumenti innovativi.

Questo incontro suggerisce alcuni temi di riflessione che confermano il ruolo prezioso della Dante Alighieri: la prima riflessione è che la piattaforma Dante global consente di affiancare alla rete tradizionale la rete digitale, questo non sostituisce le persone e non supera la preziosa formula dei comitati diffusi in tutti i continenti ma consente loro strumenti nuovi, un sostegno immediato durante l’emergenza sanitaria e uno strumento nuovo nella nuova normalità che vivremo per svolgere globalmente le proprie attività.

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica

Può sembrare una sfumatura, ma ci sono differenze sostanziali tra il considerare il digitale una nuova realtà ed il considerarlo un approdo sul quale avremmo dovuto sperimentarci ormai da molto tempo. Ecco perché non possiamo considerare il digitale soltanto un modo per “non fermarsi, non chiudersi in sé stessi, continuare la propria attività trovando strumenti innovativi“: questi strumenti già c’erano e avrebbero potuto impreziosire e consolidare la scuola già ben prima di oggi, purché la Politica ne avesse fatta priorità invece che carta straccia.

Digitale non è solo emergenza

I proclami sugli investimenti, tanto sulla scuola quanto sulla banda larga, hanno invece polverizzato un capitale che avremmo potuto ritrovarci tra le mani se solo fossimo partiti per tempo. Così non è stato ed il problema nel frattempo è diventato cronico in tutto il Paese. Capirà, Presidente, perché non possiamo pensare al nuovo soltanto come qualcosa che “affianca la rete tradizionale“. L’idea dell’affiancamento, infatti, è sinonimo di alternativa e l’alternativa è subdola anticipazione del concetto di subalternità. Il digitale non è “meno”, non è “altro”, soprattutto non è “emergenza”. Il digitale – non da oggi – dovrebbe essere invece un naturale strumento al servizio di insegnamento e apprendimento, affinché possa essere patrimonio culturale sia per un cittadino consapevole ed informato, quanto per un professionista in grado di sfruttare il digitale per valorizzare al meglio le proprie potenzialità.

Presidente, le sue parole sono importanti a prescindere al cospetto di orecchi non abituati a tenere in considerazione l’opzione del digitale. Per chi invece da anni tenta di costruire faticosamente un baccello di cultura dell’innovazione in Italia, queste sfumature sono importanti, poiché cacofoniche all’interno di un discorso mosso chiaramente dalle migliori intenzioni.

No, Presidente: il digitale non è stato soltanto un momento di passaggio tra quel che era e quel che tornerà. Tante cose non torneranno e misureremo il danno subito in base al tempo che impiegheremo a saldare le nostre ferite. Il digitale rivelerà in questo frangente tanto il proprio potenziale, quanto le sue ancor vivide fragilità. Queste ultime, badi bene, saranno occasione di stigmatizzazioni strumentali, saranno il manganello che i nostalgici sventoleranno alla prima occasione utile per ricordare quanto la carta, la lavagna e la matita blu debbano avere un ruolo insostituibile. Ma saranno solo i reflussi di un passato che, come la storia insegna, pone resistenza al cambiamento. Questo cambiamento invece è già avvenuto ed abbiamo dovuto aspettare che fosse un virus a spiegarcelo: anni di divulgazione non sono riusciti ad ottenere lo stesso risultato e di questo anche i divulgatori dovranno, con un pizzico di umile sincerità, fare ammenda.

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Pubblicato il
14 apr 2021
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