Hanno deciso del destino di un’immigrata consultando una pagina di Wikipedia, hanno formulato una sentenza confidando nella cangiante fucina di conoscenza organizzata nell’enciclopedia libera. Ma una corte d’appello ha respinto il giudizio: per conoscere le leggi non basta una pagina di Wikipedia.
Wikipedia è stata impugnata per valutare il caso di Lamilem Badasa, una donna etiope giunta negli Stati Uniti con un passaporto non valido. Badasa aveva poi chiesto asilo e per comprovare la sua identità si era avvalsa di un documento rilasciato dall’Etiopia, un laissez-passer . Gli incaricati del DHS, indecisi sul da farsi, si sono documentati: la pagina di Wikipedia dedicata al lasciapassare li ha guidati nel dirimere la questione.
Si tratta di una pagina nella quale campeggia un avvertimento più che esplicito: “Questo articolo non contiene alcuna citazione né alcuna fonte”. Non è bastato agli uomini del DHS sapere che la voce conteneva del materiale non verificabile , soggetto a eventuali discussioni o rimozioni. Lo scarno paragrafo privo di link a fonti giuridiche è stato sufficiente per decretare che la donna in cerca di asilo negli States non avesse diritto ad essere accolta, in quanto incapace di provare la propria identità. Le informazioni fornite dal DHS sono state trasmesse ad un giudice, la cui sentenza è stata vagliata dalla Board of Immigration Appeals (BIA), istituzione che ha confermato il rimpatrio forzato di Badasa.
Se la BIA ha accolto la decisione del giudice indirizzato dal DHS ritenendo che i documenti citati oltre a Wikipedia fossero sufficienti a dirimere la questione, non ha rinunciato a esprimere un giudizio relativo alle fonti impugnate : “Non si accetta né si incoraggia l’utilizzo di risorse quali Wikipedia.com (sic) nel prendere decisioni fondamentali su procedimenti relativi a casi di immigrazione”. “La decisione del giudice – puntualizza la Board – avrebbe potuto essere più fondata se non fosse stata citata Wikipedia.com (sic)”.
Ma il parere della Board, passato al vaglio di una Corte d’Appello, è stato messo sotto esame : l’istituzione che ha confermato il rimpatrio della donna etiope dovrà spiegare per quale motivo ha ritenuto di poter confermare una decisione basata su un aggregatore di conoscenza che non può garantire l’affidabilità. Come è possibile stabilire se il giudice che ha emesso la sentenza abbia fatto riferimento a fonti diverse dall’enciclopedia libera? Come è possibile stabilire che non si sia lasciato influenzare dalle parole di Wikipedia citate dal DHS? La Board dovrà rispondere alla bacchettata della Corte D’Appello.
Sulla base di quali appigli la Board potrà inerpicarsi per sostenere la propria decisione? È vero che l’enciclopedia libera è stata citata in centinaia di sentenze, è vero che molti legali considerano Wikipedia un punto di riferimento agile e affidabile, continuamente affinato dalla puntualità di utenti informati e impegnati a coltivare questa risorsa comune . È altresì vero che, sottolineano da tempo insegnanti , autorità e concorrenti , il sapere in fieri che fluisce nell’enciclopedia libera passa fra le mani di sedicenti luminari e attivisti , aziende e istituzioni che potrebbero attentare all’affidabilità e alla neutralità che si addicono ad un’ordinaria enciclopedia. Cosa potrebbe succedere se un imputato procedesse all’editing per piegare a proprio favore l’opinione del magistrato?
Gaia Bottà