C’è il mancato accordo col fisco indiano su una presunta vicenda di tasse non pagate alla base della decisione di chiudere lo stabilimento di Sriperumbudur , vicino Chennai, che sarebbe dovuto essere parte dell’accordo di vendita delle attività mobile di Nokia a Microsoft. Il perdurare dello stallo nella vicenda ha convinto l’azienda di Redmond a ritirare ogni commessa, causando l’inevitabile chiusura della fabbrica che un anno fa dava lavoro a oltre 8mila dipendenti.
Della questione si era discusso anche a cavallo della finalizzazione della vendita, ritardata anche a causa di questi strascichi legali: l’India ha richiesto la costituzione di un fondo di garanzia di 600 milioni di dollari per fare fronte alla contestazione su presunte tasse arretrate sugli utili relative al periodo compreso tra il 2006 e il 2013. Nokia ora fa sapere che nell’incertezza Microsoft ha preferito cessare ogni ordine , e che la mancanza di commesse causerà inevitabilmente la chiusura: i liquidi immobilizzati dal fisco impediscono di provvedere a mantenere la situazione sospesa in attesa di nuovi committenti, e quindi Nokia non potrà fare altro che chiudere.
La situazione è seria, ma non del tutto priva di qualche nota positiva a parziale consolazione: a marzo, quando si era conclusa la vendita del ramo mobile a Microsoft, nei registri del personale il conto dei lavoratori impiegati a Chennai era calato sotto le 2mila unità, visto che 5.000 dipendenti circa avevano già accettato un piano di mobilità offerto da Nokia nel frattempo. In attesa di conoscere il responso del caso, da Espoo hanno comunque comunicato che dal 1 novembre lo stabilimento chiuderà i battenti . ( L.A. )