Nokia Siemens Networks (NSN) è intervenuta nuovamente sulla causa intentata dagli attivisti iraniani, che la vede negli Stati Uniti sul banco degli imputati con l’accusa di aver reso possibile l’arresto di un oppositore del regime con la fornitura delle tecnologie per l’intercettazione .
L’azienda di telecomunicazioni ha sottolineato come i suoi prodotti risultino molto più utili alla libera circolazione delle idee e agli oppositori di una dittatura che ai rappresentati del potere.
Per quanto Isa Saharkhiz, l’attivista tenuto in arresto in Iran, e la sua famiglia abbiano ragione a denunciare la violazione dei diritti umani eventualmente perpetrata nei suoi confronti, NSN sottolinea che il soggetto portato in tribunale è quello sbagliato : non è la fornitrice degli strumenti il responsabile del loro utilizzo.
Le capacità di intercettazione richieste da tutti i governi, compresi quelli democratici occidentali, sono ormai uno standard internazionale che non può essere arbitrariamente rimosso da Nokia Siemens. Esse, peraltro, sono innanzitutto utilizzate per far applicare la legge e quindi idealmente la loro funzione principale è a favore della giustizia.
La vicenda che vede sul banco degli imputati Nokia Siemens, d’altronde, ha dato il via ad un dibattito di ampio respiro sulle responsabilità delle aziende e sull’utilizzo che viene fatto delle tecnologie messe da loro a disposizione . E situazioni come i diversi atteggiamenti delle aziende ITC in Cina dopo la presa di posizione di Google, o il ruolo di Twitter nelle proteste iraniane, hanno contribuito ad arricchire di precedenti la fattispecie giuridica. Tanto che, secondo una certa interpretazione del diritto internazionale, la responsabilità in caso di collaborazione indiretta con una dittatura non sembra più derogabile.
Claudio Tamburrino