Nokia Siemens Networks (NSN) è stata denunciata negli Stati Uniti da attivisti iraniani. Uno dei loro membri è attualmente detenuto in Iran, e secondo l’accusa sarebbe stato arrestato dalle autorità locali perché erano riuscite a intercettarne le comunicazioni grazie ad una tecnologia venduta da NSN.
A presiedere il caso il giudice federale del tribunale di Alexandria, Virginia.
Il caso, nella sua drammaticità , si appella alla corresponsabilità del produttore degli strumenti tecnologici che vengono utilizzati per commettere atti criminali: chiama in causa NSN per la detenzione e le torture cui l’attivista Isa Saharkhiz sarebbe attualmente sottoposto in Iran.
La richiesta dell’accusa è l’interruzione dei rapporti commerciali con il governo iraniano, l’impegno ad utilizzare la propria influenza sul governo iraniano per ottenere il rilascio del prigioniero politico e una multa che dissuada l’azienda dal ripetere in futuro i medesimi comportamenti.
Nokia non ha negato di aver venduto i prodotti destinati alla sorveglianza all’Iran, ma ha sottolineato che si tratta di strumenti in regola con la normativa vigente europea (sia con lo European Telecommunications Standards Institute , ETSI, sia con il Third Generation Partnership Project , 3GPP) e che si limitano a permettere le intercettazioni vocali e non altre forme di controllo come quelle che potrebbero essere imposti sulle connessioni Internet. In realtà già a marzo una giornalista finlandese aveva accusato l’azienda di aver fornito a Teheran strumenti con capacità ben maggiori di quelle dichiarate ufficialmente.
Nokia Siemens Networks, pur non volendo entrare nel merito della vicenda prima di aver letto approfonditamente l’accusa, attribuisce la responsabilità a chi usa male una tecnologia e non a chi la produce. Ha inoltre sottolineato come faccia già il possibile per evitare che accadano queste cose: proprio a tale fine ha adottato dei codici di condotta ben precisi.
Claudio Tamburrino