Erano anni che cercavo qualcuno o qualcosa che lavorasse al posto mio: un bel robottino, un ghost-thinker, un replicante, qualunque cosa pur di passare le mie giornate tra massaggi, negozi, allenamenti e pranzi con le amiche, spendendo i soldi guadagnati con il sudore della fronte di qualcun altro .
Adesso forse il mio sogno sta per avverarsi: è uscito il Social Master Tool 1.5 , un software “per la gestione agevole e semi-automatizzata delle iniziative di social media marketing” che consente “la rapida pubblicazione di contenuti su tutti i principali media sociali italiani”. Essendo subito entrata in modalità Pigrizia Assoluta non me la sono sentita di chiedere una presentazione o di comprarlo: ho stampato la scatola a grandezza naturale (la mia, circa 180 centimetri) e l’ho sagomato sulla sedia in ufficio, dove nessuno si è accorto della differenza.
Un collega complice lo sposta da una riunione all’altra, da noi o dai clienti, all’occorrenza attivando un altoparlante che ripete frasi random come “il cliente va ascoltato”, “il cliente va rispettato” e “Internet ridisegna i rapporti di potere eliminando le gerarchie”.
Purtroppo per me e per i pigri di tutto il pianeta pare proprio invece che non ci sia alternativa al duro lavoro: come scrive Oliver Marks su ZDnet , “la verità sui social media è che le funzionalità del software sono una componente relativamente poco importante”. Questo non vuol dire che un software vale l’altro, ma che un ottimo software con un pessimo progetto non serve a molto, per non parlare di un ottimo software lasciato nella scatola.
Con buona pace di chi ancora spera che, avendo Internet a che fare con la tecnologia, prima o poi riusciremo ad automatizzare tutto quello che ci succede dentro, relazioni e conversazioni comprese, l’unico “Social Master Tool” funzionante è l’essere umano, meglio se dotato di intelligenza, cultura e sensibilità.
Mafe de Baggis
Maestrini per Caso
Tutti i NoLogo di MdB sono disponibili a questo indirizzo