Londra, 140 Characters Conference , maratona di interventi brevi (i 10 minuti sono i nuovi 140 caratteri) per fare il punto sullo stato del real time web, organizzata da Jeff Pulver e sponsorizzata da Kodak con uno stile decisamente poco corporate .
C’è chi si descrive come un “twillionaire”, uno che, forte di avere più di un milione di follower su Twitter, può permettersi di “tagliare fuori la stampa”. È uno che dice che Twitter “ha a che fare con l’autenticità ed è tagliato sulle esigenze delle persone, non delle aziende, e che devono essere le aziende ad adeguarsi”. Non è un evangelista del marketing non convenzionale, non è un teorico dei nuovi media: a parlare è un attore, Stephen Fry .
C’è chi sintetizza che “Un terzo delle persone capisce Twitter al volo, un terzo alla fine bene o male ci arriva, un terzo non lo capirà mai” e che invece di preoccuparsi del ROI inteso come Ritorno sugli Investimenti dovremmo preoccuparci del ROI inteso come Ritorno sull’Ignorare chi parla (bene o male) di te e cerca di entrare in relazione con te, magari per darti dei consigli. A lanciare la provocazione questa volta non è un consulente interessato a vendere i propri servizi o un fornitore di soluzioni tecnologiche web based. Questa volta è uno dall’altra parte della barricata: il responsabile del marketing di Kodak, il vulcanico Jeffrey Hayzlett intervistato timidamente per voi.
Mafe De Baggis: Quale pensi sarà il destino di quel terzo di persone/aziende che non ci arriverà mai?
Jeffrey Hayzlett: A volte penso che non me importa niente, perché faccio più attenzione a quello che importa per noi, ma penso anche che sia importante per un’azienda aiutare altre aziende. Per questo abbiamo creato una guida intitolata “Social Media Tips. Sharing lessons learned to help your business grow” disponibile sul nostro sito per chiunque ne abbia bisogno.
MDB: Insomma, mi rubi il lavoro!
JH: Sì, ma puoi usarla, se vuoi!;-)
MDB: Per Kodak i social media sono più uno strumento di guida strategica o uno strumento di comunicazione, o entrambi?
JH: Decisamente entrambi. Per noi partecipare è strategico, ci aiuta a crescere. Raccontavo prima sul palco che le caratteristiche più interessanti di una delle nostre nuove macchine fotografiche sono nate da una serie di consigli ricevuti online, e che – nonostante il parere contrario dei miei legali, spaventati da una multa che poi si è rivelata essere di ben 300 dollari! – grazie a un concorso online abbiamo trovato un nome soddisfacente per un prodotto a cui tenevamo molto. Il feedback che ricevi è impagabile, così come il supporto alla comunicazione: abbiamo lanciato nuovi prodotti esclusivamente sui social media, con un risparmio considerevole e ottimi risultati.
MDB: Avrai sentito della gaffe di Obama, che si è lasciato sfuggire di non aver mai usato Twitter deludendo i suoi milioni di follower. Tu aggiorni personalmente Twitter?
JH: Ovviamente sì. Lo aggiorno da Blackberry, che ha una tastiera più comoda, e leggo le risposte dall’iPhone, che ha un’interfaccia migliore. Penso che chi si fa aggiornare Twitter da un altro sia un idiota, penso sia folle e che se ne accorgano subito tutti. Io sono molto diretto, le persone possono criticarmi e io le critico in risposta, dall’altra parte ci sono persone reali e io voglio avere a che fare direttamente con loro, non farmi impersonare da un intermediario.
MDB: E hai un account personale separato da quello professionale?
JH: No, uso lo stesso account, non riuscirei a separare i due piani. Quello che faccio è quello che sono. Scrivo io, sono io, mi piace avere a che fare con le persone ed è indispensabile per fare bene il mio lavoro.
MDB: Ma sei vero? Posso toccarti?
JH: Sì, ma mia moglie potrebbe non apprezzare;-)
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