Anche se questa del 31 dicembre è una mistificazione e lo sanno tutti che il vero capodanno è a settembre, o meglio alla fine delle vacanze estive, va che quest’anno ce ne andiamo (quasi) tutti in letargo per due settimane e che è un buon momento per meditare su quanto è successo nel 2008 e quanto sarebbe bene fare nel 2009.
Il 2008 è stato l’anno in cui moltissime aziende hanno capito il “cosa”, e cioè che Internet è un ambiente di comunicazione impossibile da ignorare e con regole tutte sue (poche, semplici e chiare). Manca ancora una consapevolezza diffusa del “come” e questo perché una delle regole della rete è l’imprevedibilità dei comportamenti (negli altri media le persone sono invisibili). Come affrontare un ambiente imprevedibile? Tenendo a mente poche, pochissime cose e facendo pochi, pochissimi buoni propositi (e solo buoni, buonissimi prodotti).
5 cose che dovremmo aver imparato nel 2008
Keep it simple
Se non c’è più niente da aggiungere, prova a togliere qualcosa. Come scriveva Bruno Munari : “Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.” Qualcuno ricorderà ancora quando una decina di anni fa è arrivato un motore di ricerca che aveva solo un logo, un form e il tasto “Cerca”. È ancora qui, mentre i suoi complicatissimi concorrenti sono in grossa crisi.
Ci sei anche se non lo sai
Come scrivevo qualche mese fa, tu azienda puoi anche ignorare la rete, ma la rete non ignora te. È la lezione più importante, anche perché se invece ti ignora, cioè nessuno parla di te online, è ancora più grave.
Rispondi (solo) se interrogato
Le aziende sono logorroiche e afasiche insieme. Parlano in continuazione, urlano, sgomitano, ma quasi mai rispondono. In una situazione ideale, un’azienda parla solo se qualcuno la cerca per chiedere informazioni, perché in rete si può essere trovati anche senza aver mai comunicato (basta produrre qualcosa che interessi qualcuno).
Le parole sono importanti
“Chi parla male pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste” diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa. Le parole giuste online sono utili, sensate e informative. Soprattutto non sono autoelogiative: puoi anche scrivere fino alla nausea che il tuo prodotto è il migliore, ma se lo dice qualcun altro è più credibile. Se non puoi stare zitto fai parlare i fatti.
Persone, non target
Dimenticati di aggredire il bersaglio. Online le persone si muovono molto velocemente e rischi di perire sotto il fuoco amico. Parla, rispondi, ridi e chiacchiera: di ciò che vendi, con passione, con trasparenza, con emozione. Vendi con amore, non con la guerra.
5 buoni propositi per il 2009
Qualità, non quantità
10 persone appassionate ai tuoi prodotti valgono quanto 10.000 persone infastidite da uno spot. L’audience è un’aberrazione, il costo contatto spesso una semplificazione, il tasso di conversione una direzione possibile. Hai 500.000 iscritti, ma nessun convertito: seleziona i 10 più simpatici e cerca di capire perché.
Il digital marketing non esiste
Ovunque sia, dev’essere anche online: Internet è un contenitore, non solo una destinazione. Spot, concorsi, annunci, raccolte punti, sconti: qualunque cosa tu faccia offline dev’essere anche online.
Non generalizzare gli usi personali
La vita online è come la ceretta, è una cosa semplicissima ma ogni estetista la fa a modo suo. Io non mi diverto granché con YouTube, ma milioni di persone sì, e ognuna a modo suo. Se Twitter ti sembra una cazzata, di quale Twitter parli?
Giochi a somma non zero
Se non c’è nessun modo di far sì che i tuoi obiettivi coincidano con quelli dei tuoi utenti, lascia perdere.
Meglio perdere una vendita che un cliente
Questo me l’hanno detto stamattina in un’agenzia di viaggi, sconsigliandomi Capoverde a dicembre. Inutile dire che vale a prescindere da Internet.
Un augurio? Che tutto questo un giorno sembri così ovvio da ridere al pensiero che valesse la pena ribadirlo.
Mafe de Baggis
Maestrini per Caso
Tutti i NoLogo di MdB sono disponibili a questo indirizzo