“La vita è quello che succede mentre sei occupato a far altri progetti”, cantava John Lennon in “Beatiful Boy (Darling Boy)”, ninna nanna scritta per suo figlio Julian. È un po’ la sensazione ricorrente nel guardarmi intorno in questi giorni in cui – come negli ultimi dieci anni – cerco di rispondere alle esigenze di aziende sempre più ansiose di capire come fare a “conversare” con i propri clienti mantenendo il controllo della situazione.
Si lavora tantissimo a progetti, descrizioni, slide, requisiti, spesso durante riunioni o conference call, agitandoci assai per la crisi, per la consegna, per la prossima riunione, per il pagamento, sempre con ansia, fretta e sotto pressione. Si discute e si progetta tanto, si fa molto poco, almeno per i miei gusti. E mentre “facciamo altri progetti”, tipicamente ansiosi e difensivi, succedono cose tipo Gmail finalmente disponibile anche offline, centinaia di migliaia di persone che mai si sarebbero sporcate le ditine con una tastiera che passano le notti su Facebook, la Gelmini (a prescindere dai giudizi sul suo operato) che usa correttamente YouTube, Obama che inaugura contemporaneamente la sua presidenza e il blog della Casa Bianca , Dada che mette a disposizione in ascolto completo musica di tutti i tipi senza DRM che posso comprare a un prezzo onestissimo, il DRM stesso ormai quasi un ricordo e così via.
Nel 1996 per collegarti a Internet pagavi un provider e la TUT, la famigerata Tariffa Urbana a Tempo . Contro la TUT sono state fatte battaglie epocali : poi a un certo punto è arrivata Internet gratis, la flat, la fibra ottica, l’adsl, insomma adesso io neanche so se c’è la TUT o no e neanche mi interessa, perché non ho più un contratto Telecom, né a casa né in ufficio.
I passi avanti non piovono dal cielo (neanche le belle donne nude e con le tette grosse , tra l’altro), ma a volte sembra di sì, perché come ha spiegato bene Malcolm Gladwell in Tipping Point i grossi cambiamenti nascono dall’accumulo di migliaia di minime variazioni casuali, non da un’azione pianificata e imposta dall’alto.
David Weinberger, uno degli autori del Cluetrain Manifesto, l’ha di recente sintetizzato in modo esemplare : “The mess is essential”, “la confusione è necessaria”.
Cercare di mettere ordine nella confusione significa passare la maggior parte del tempo in riunione a progettare qualcosa che non vedrà mai la luce o che – peggio ancora – nascerà morto, perché, sempre come dice Weinberger, “Control does not scale, except at tremendous human costs” (Il controllo non è scalabile, se non con costi umani altissimi”).
La Gelmini riesce – per ora – a usare YouTube per comunicare perché ha smesso di considerare il controllo dei commenti un problema: sa che far vedere un video 155.767 volte a un costo molto basso è più importante di preoccuparsi di 1.880 commenti tipo “il mio parere è ke lei, ministro è solo una grandissima **** che sta rovinando la scuola pubblica!!!” che verranno presi in considerazione da un numero molto più basso di persone. È solo un esempio tra tanti di una lezione contemporaneamente facilissima da imparare e difficilissima da mettere in pratica: se non si fa, non si sbaglia, ma neanche si va avanti. Aspettare di avere il controllo completo della situazione prima di mettersi in gioco nei social media – ma anche sul mercato – significa lasciare che siano altri a far succedere le cose mentre tu sei in riunione a fare – appunto – altri progetti.
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