NoLogo/ Il marketing e la banda finlandese

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di Mafe De Baggis - Se lo stato fa assurgere Internet a servizio universale, Internet diventa quotidianità. Le aziende sapranno approfittarne?
di Mafe De Baggis - Se lo stato fa assurgere Internet a servizio universale, Internet diventa quotidianità. Le aziende sapranno approfittarne?

Internet come l’acqua, la luce e il gas. Come il telefono. Come la raccolta della spazzatura, il pronto soccorso, la pulizia e l’illuminazione delle strade. Internet dal luglio 2010 sarà un servizio pubblico che ogni cittadino potrà dare per scontato. In Finlandia , certo, ma non è questo il punto. Il punto è accreditare l’idea, far passare il principio, mostrare la strada. Non è un caso che a sancire il diritto di ogni cittadino all’uso della rete (a banda larga dal 2015) sia il paese di Nokia e di Linus Torvalds; un diritto concreto, basato sul criterio di servizio universale , non un diritto astratto, come quello sancito dal Consiglio Costituzionale francese nei mesi scorsi .

Per le aziende l’esempio del legislatore finlandese dovrebbe aiutare a superare le ultime remore: esserci ed esserci nella giusta maniera non può più essere in discussione. Se l’accesso a Internet diventa un servizio di base a maggior ragione la presenza in rete diventa un imperativo a cui è impossibile sottrarsi. Questo non tanto in termini di comunicazione, cioè di pura amplificazione del proprio messaggio: possiamo ipotizzare ormai una quinta ondata del marketing, quella orientata alla collaborazione continua e trasparente con i propri clienti resa possibile dai media digitali. Un marketing collaborativo, un processo in cui i pochi clienti interessati e capaci aiutano l’azienda a soddisfare meglio i suoi obiettivi e tutti gli altri clienti ad avere prodotti e servizi migliori.

Fantascienza? Probabilmente sì, per moltissime aziende: un’incredibile opportunità per tutte le altre, quelle capaci di cambiare soprattutto nel modo di pensare, di lavorare, di comunicare, in mercati innovativi e aperti (la tecnologia), in mercati immaturi e dalle potenzialità di crescita (il turismo), ma anche in mercati maturi e conservatori come le banche. Interessante da questo punto di vista la discussione nata su Friendfeed intorno alla possibilità per una banca di usare i social media : dal confronto pubblico viene fuori chiaramente una doppia possibilità, da un lato quella che possiamo definire Social Media Optimization, simile a quella abituale per i motori di ricerca, dall’altro una vera e propria Social Media Strategy, che per avere successo deve coinvolgere (e ribaltare) l’intera azienda.

In entrambi i casi non c’è scelta: così come tutti i governi dovranno seguire l’esempio della Finlandia, non c’è futuro per un’azienda che non si ponga oggi il problema di presidiare gli ambienti pubblici in rete, anche solo passivamente.

Mafe de Baggis

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Pubblicato il
16 ott 2009
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