Non la penso esattamente come Gary Vaynerchuk , che ha scritto “99.5 Percent Of Social Media Experts Are Clowns” ( il 99,5 per cento degli esperti di social media sono dei pagliacci ); non la penso esattamente come lui perché, essendo una nota ottimista, penso che la percentuale di buffoni tra chi si presenta come “esperto o guru di social media” sia più bassa, diciamo al 95 per cento.
Come ripeto da tempo chiunque in questo campo abbia delle sicurezze e le ostenti o non ha capito niente o è un buffone: a me piace pensare, per dirla con Jovanotti , di “essere libera perché danzo sulla frontiera” e questa frontiera in particolare si sposta in continuazione, cambia forma, si contraddice e ci contraddice. Mi occupo professionalmente di community e di social media dal 1998, le mie uniche certezze sono negative: so che cosa *non* fare, so che cosa *non* sappiamo. Non mi sento certo un guru e tantomeno un’esperta, più un’onesta artigiana che sa usare i suoi attrezzi, molti dei quali per niente tecnologici.
Anche per questo motivo ho coinvolto molte delle persone che stimo in un convegno che si terrà venerdì a Milano e che abbiamo voluto chiamare “Back to basics”: una giornata di messa a terra, per cercare di capire insieme che cosa Internet ci ha insegnato e come usarlo per farlo funzionare online come offline. Il convegno è all’interno di una manifestazione che si chiama “Officina della Comunicazione” e soprattutto di comunicazione parleremo, ma non solo.
Siamo immersi in un ambiente che vive di parole e non tutti danno a queste parole lo stesso peso: prendere alla lettera le metafore è il rischio che corriamo a tutti i giorni. Come scrive Alessandra Farabegoli “Back to basics fra pochi giorni sarà anche un manifesto per riportare le persone e le aziende coi piedi per terra, a lavorare su quel che fa davvero la fortuna loro e dei loro clienti”.
Un’azienda oggi è in pieno Comma 22 , pretendiamo che parli come un essere umano, ma non umano come gli altri (cioè che sbaglia, si incazza, si emoziona). Vogliamo che il cliente abbia sempre ragione, ma quando ha torto, come spesso succede nelle discussioni online, come facciamo? E come è possibile che chi lavora nel marketing & comunicazione faccia così fatica a capire questo grande mistero, e cioè che le persone si coinvolgono raccontando loro cose interessanti, non quello che è tuo interesse raccontare?
Tutte domande le cui risposte sono alla portata di tutti, buffoni di cui sopra a parte: un po’ come dicevamo per l’editoria un mesetto fa, il problema della comunicazione online non è sapere che cosa fare e come, ma farlo davvero. Fare la fortuna loro E dei loro clienti, lavorando con loro, non contro di loro.
Mafe de Baggis
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