Non tutti hanno voglia, tempo o competenze per scrivere un lungo post. Quasi tutti hanno voglia, tempo e competenze per cazzeggiare insieme ai propri amici. Il fenomeno degli UCG – User Generated Content, contenuti generati dagli utenti – nato con i blog ed esploso con il microblogging, va a mio parere splittato in due parti: una piccola parte sono i “content” veri e propri, cioè materiali di interesse permanente nel tempo e a prescindere da chi li scrive. La maggior parte degli UCG invece possono meglio essere definiti come UGE, User Generated Entertainment, e cioè contenuti (testuali, fotografici, video) interessanti nel momento in cui vengono prodotti e soprattutto in relazione alla persone che li produce, dalle connotazioni quindi decisamente più sociali che editoriali.
Dire che sui blog e nei social network circoli soprattutto fuffa è una tautologia: la conversazione è sempre un misto di informazioni personali, chiacchiere, cazzeggio e una minimissima parte di approfondimento. E vorrei ben vedere.
L’affermarsi del microblogging, consistente quasi esclusivamente in “status update”, brevissime informazioni su cosa sto facendo o pensando, allarga ulteriormente la base di persone che possono esprimersi usando la Rete, anche qui con due usi principali: una minoranza che li usa editorialmente, a fini informativi, artistici, espressivi, e una maggioranza che li usa socialmente, come segno della propria presenza in vita rivolta soprattutto agli amici.
È vero che una telefonata è più gradita, ma è anche vero che non posso chiamare ogni giorno più volte al giorno i miei amici per dire loro le minuzie della vita quotidiana rilevanti, solo perché chi le racconta è una persona cara. Ben lontano dall’uccidere i blog, il microblogging gli restituisce invece tempi e respiro di approfondimento, dimostrando la sua vera natura che è più editoriale che sociale.
I blog, insieme ai forum, continuano a essere l’ossatura delle conversazioni tematiche della Rete, ma non fanno più notizia: fanno invece ancora molto traffico (tutti insieme). Anche in Italia, ebbene sì: non è un caso che Liquida, che indicizza a oggi più di 22mila blog (per un totale di più di tre milioni di post) lanci proprio in questi giorni un network di affiliazione pubblicitaria rivolto ai blog con almeno 30.000 pagine viste al mese (quindi non esattamente letto solo dai tuoi compagni di classe).
Quanti siano questi blog non è dato saperlo, ma a questo punto lo scopriremo presto: possiamo fin d’ora considerarli ibridi tra i social media e i media tradizionali, con l’unica e sostanziale differenza di non aver bisogno di un editore per produrre fatturato vendendo pubblicità.
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