Roma – C’è un piccolo grande fatto accaduto a San Francisco un paio di giorni fa, una di quelle cose che ti fa credere che ci sia ancora spazio per il buon senso persino in un paese devastato dalle normative sulla proprietà intellettuale come gli USA. Per una volta, infatti, non è stato accolto il ricorso di una grossa azienda contro l’intestatario di un dominio internet la cui definizione comprende il trademark dell’azienda.
In sostanza una Corte d’Appello ha stabilito che un americano, tale Michael Kremer, ha avuto le sue buone ragioni nell’aprire un sito all’indirizzo www.BosleyMedical.com per criticare metodi e procedure di una istituzione sanitaria che si chiama, guarda un po’, “Bosley Medical Institute” e che ha un sito web dalla URL più semplice: bosley.com .
Credo sia ben noto come in questi anni sia stato bollato come squatter digitale pressoché chiunque abbia osato aprire un dominio Internet sfruttando un noto trademark. Questo ora non è accaduto perché, hanno spiegato i giudici, Kremer non ha finalità commerciali con il proprio sito, pagine che si limitano esclusivamente a riportare le critiche che lo stesso Kremer rivolge all’istituto tricologico presso il quale ha subito un trattamento a suo dire scandaloso.
La sostanza dell’opinione dei giudici è quindi non solo che Kremer ha il diritto di riportare online le proprie considerazioni condite peraltro da una documentazione piuttosto voluminosa, non solo ha il diritto di citare il “nome e cognome” della clinica che non avrebbe rispettato il suo cuoio capelluto, ma ha anche il diritto di farlo ricorrendo ad un indirizzo Internet che inequivocabilmente comprende il nome di quella clinica.
Perché fa bene al cuore? Perché di questi tempi sono cose rare. Mi chiedo cosa accadrebbe se domani un italiano registrasse un dominio Internet, chessò “LaTelecomItalia.com” (che mi scuserà se la tiro in ballo in questa occasione, è solo un esempio per citare un’azienda nota a tutti) per pubblicare le proprie avventure con la società telefonica e criticarne le politiche e le scelte. La domanda è: quel sito quanto a lungo rimarrebbe in piedi?