Roma – Gentile redazione, vorrei provare a rispondere alla lettera da voi pubblicata sullo Spam per chiarire alcuni concetti che credo vadano ampliati. Il sig. Alberto C. esprime quella che è la sensazione provata da molti nel ricevere “immondizia” sia attraverso posta elettronica che attraverso posta tradizionale, ma sembra non avere chiare alcune nozioni fondamentali.
Lo spam, nell’accezione comune, è la “posta indesiderata”, quella posta non richiesta, spesso pubblicitaria, che riceviamo attraverso servizi automatici di invio email. Per l’utente, la differenza tra questa e la posta indesiderata tradizionale è solo nel supporto fisico attraverso la quale viene ricevuta (e cestinata).
L’illegalità dello spam “elettronico” è invece di natura molto diversa: l’atto considerato illegale è la distribuzione di dati personali di utenti, non consapevoli tantomeno consenzienti, ad altri individui (fisici o legali), pratica considerata contro la privacy degli utenti stessi.
Fuori dalla rete, Nella vita “reale”, queste situazioni si risolvono nello stesso identico modo, ma quella di fronte alla quale ci troviamo ogni giorno non è questa. Di solito, privati a caccia di pubblicità vanno palazzo per palazzo ad infilare la pubblicità nelle stesse cassette della posta, non trattano dati personali illegittimamente (praticamente perché non hanno dati a loro disposizione), tantomeno, nel caso in cui lo facciano per conto di terzi, non cedono questi dati (quali dati?).
Pensare che lo spam sia illegale in quanto tale non è corretto, perché è facile, conservando l’accezione comune del termine, considerare illegale tutto il fastidio postale che ci arriva attraverso la scatola di legno e attraverso la webmail, ma per la legge non è così, almeno, non ancora.
Grazie infinite per l’attenzione,
Davide Del Medico