I toni e le scusanti utilizzate a supporto della tesi anti-neutralità della rete sono diversi, ma dall’Ontario al New Mexico si leva una sola voce contro le velleità degli organismi di controllo di Canada e USA, che promuovono o intendono promuovere nei rispettivi paesi un principio di pari dignità dei contenuti in rete in salvaguardia dell’innovazione tecnologica e delle pari opportunità di accesso per tutti i netizen .
Per gli ISP, che per le applicazioni telematiche intensive la banda devono mettercela al di là delle promesse pubblicitarie di “accessi illimitati” e Megabit da capogiro, si tratta ovviamente di argomentazioni poco incisive e non hanno paura a dirlo a voce alta e senza incertezze. Tanto più che la Canadian Radio-television and Telecommunications Commission (CRTC) sta valutando proprio la possibilità di implementare alcuni principi guida ispirati alla net neutrality.
CRTC ha chiesto il parere dei diretti interessati: l’ISP Videotron non ha avuto problemi a dire che il controllo dei contenuti in rete “potrebbe essere benefico non solo agli utenti dei servizi Internet ma alla società in generale”, portando come esempi la possibilità di sradicare fenomeni quali spam, infezioni da codice malevolo e pedopornografia. Non solo quindi gli ISP canadesi della net neutrality non vogliono proprio sentir parlare, ma paventano l’implementazione di filtri, paletti, barriere e una “risposta graduale” allo scambio di contenuti non autorizzati, sul modello della nota dottrina Sarkozy dei “three strikes”.
L’organizzazione Canadian Independent Record Production Association (CIRPA) va oltre, e chiede non solo di stracciare ogni genere di pretesa sulla net neutrality, ma anche e soprattutto di bloccare in via definitiva qualunque sito di P2P come The Pirate Bay . Si tratterebbe certo di una misura “controversa”, sostengono i portavoce della lobby, ma la situazione del mercato è quella che è e il settore soffre i devastanti effetti della pirateria, come dicono i soliti numeri in circolazione da anni.
Si unisce al gruppo che spara a zero sulla net neutrality anche Rogers, il colosso degli ISP canadesi già famoso per non tollerare particolarmente gli utenti del P2P, lo stesso che sostiene un giorno di essere uno stupido tubo incapace di controllare alcunché e il successivo si fa portavoce della necessità di immettere intelligenza, in quel tubo, per filtrare ogni singolo bit che osasse passare per le sue backbone .
Mentre in Canada si discute di tutto ciò, la situazione negli USA è un po’ più complessa: nell’epoca “post-Comcast” certe cose non si possono proprio più fare, ragion per cui gli ISP si limitano a sostenere la necessità di fare i conti con la realtà, nelle linee guida della FCC, di una rete sempre più trafficata e la conseguente impossibilità sempre più palese per i provider di sostenere con i fatti le promesse pubblicitarie .
In effetti AT&T non è che la metta proprio in questi termini, ma per bocca del vice-presidente Bob Quinn avvisa che “in futuro avremo a che fare con applicazioni come il video in tempo reale che necessiteranno di una qualche sorta di gestione”: e a quel punto la neutralità della rete non potrà più avere senso, e il management dei bit sarà “assolutamente richiesto”.
Alfonso Maruccia