Dagli analisti del centro Ipsos, risultati incoraggianti per i legittimi detentori dei diritti sul mercato audiovisivo norvegese. Dal 2008 al 2012, il volume dei brani musicali scaricati o condivisi in violazione del copyright è sceso dal totale di 1,2 miliardi ai soli 210 milioni, in discesa dell’82,5 per cento in quattro anni .
Il tasso della distribuzione pirata è risultato minimo anche nei settori del cinema e della produzione televisiva: dai 125 milioni di film scambiati illegalmente (dato 2008) si è passati a soli 65 milioni , poco più della metà alla fine del 2012. Dal totale di 135 milioni di show e serial televisivi pirata si è invece passati a 55 milioni negli stessi quattro anni.
L’interrogativo appare nella sua immediata chiarezza, alla ricerca di quei fattori alla base di una così drastica diminuzione del tasso pirata. Solo alla fine dello scorso giugno, le autorità locali hanno introdotto una nuova regolamentazione per il blocco di tutti gli accessi ai servizi BitTorrent piuttosto che ai cyberlocker in stile Megaupload. È evidente, come sottolineato dalla testata specializzata TorrentFreak , che il nuovo impianto legislativo sia troppo recente per aver prodotto i risultati diramati da Ipsos. In aggiunta, da quasi cinque anni sono pochissimi i netizen norvegesi giunti ad un vero e proprio scontro legale con le associazioni per la tutela del diritto d’autore.
Più semplicemente, la riduzione nella distribuzione pirata sarebbe dovuta all’esistenza di numerose alternative legali, dai servizi di streaming in stile Spotify alla grande popolarità di piattaforme come Netflix e Hulu dal 2008 . Stando ad un recente sondaggio locale, il 47 per cento della popolazione connessa usa Spotify per ascoltare musica.
A corroborare questi dati c’è una ricerca condotta dalla divisione norvegese della International Federation of Phonographic Industry (IFPI): nei primi mesi del 2013, il fatturato proveniente dalle piattaforme digitali è cresciuto del 17 per cento. Gran parte del merito va ai servizi di streaming, che hanno contribuito al 66 per cento dell’intero fatturato dell’industria musicale nel paese nordeuropeo.
Mauro Vecchio