“Telenor ha sia l’obbligo morale che la tecnologia necessaria a fare in modo che gli utenti norvegesi smettano di utilizzare The Pirate Bay”. Così le aggressive dichiarazioni di Rune Ljostad, legale in rappresentanza di 23 tra major del disco e del cinema, che ha recentemente dato avvio al dibattimento in aula dopo la causa intentata contro Telenor, il maggiore provider del paese. Stando ai capi d’accusa, l’ISP, in quanto fornitore di connettività, deve impedire con appositi sistemi di filtraggio l’accesso da parte dei netizen locali alla Baia del file sharing.
Saranno cinque i giorni necessari alla corte per dirimere la spinosa questione, dopo il rifiuto iniziale da parte di Telenor di filtrare le attività online degli utenti. “Telenor – ha continuato Ljostad durante l’affondo d’apertura – ha una chiara responsabilità nell’aver contribuito alla caduta degli introiti osservata dall’industria. Dati dell’ International Federation of the Phonographic Industry (IFPI) mostrano che le vendite di dischi in Norvegia sono scese del 30 per cento al 2007, facendo perdere ai detentori dei diritti 300 milioni di corone (36 milioni circa di euro, nda)”.
Perdite a cui dovrebbe aggiungersi, stando sempre all’accusa, un più che sospetto aumento dei profitti da parte del provider nel medesimo arco temporale, da 400 milioni di corone (48 milioni di euro circa) a 2,5 miliardi (300 milioni circa). “Sappiamo – ha illustrato l’avvocato – che gran parte dei netizen norvegesi viola il copyright a mezzo file sharing e non vi è alcun dubbio che l’azienda guadagni una quantità considerevole di denaro grazie a tale attività illegale”.
La difesa di Telenor ha invocato i principi della legge norvegese in materia, che stabiliscono la sostanziale estraneità di un fornitore di connettività davanti ad eventuali condivisioni illegali dei contenuti da parte degli utenti. Oltretutto, la sicurezza mostrata in aula dal legale a proposito della certa capacità tecnologica del provider per avviare i filtri pare scontrarsi con quanto ribadito dagli operatori italiani della rete nei giorni scorsi: non esistono strumenti di filtraggio generalizzati e quindi realmente efficaci, non possono esistere tecnicamente, al di là della volontà singola di applicarli.
Mauro Vecchio